lunedì 4 gennaio 2016

L'apoteosi del colore.

Il Sonnar C 250 f/5.6 Superachromat prodotto da Zeiss per Hasselblad è stato il punto di arrivo, mai più superato, dell'ottica fotografica moderna.



Richiesto espressamente dalla NASA per le riprese sulla luna, come potete leggere sul sito dell'amico Marco Cavina, fu prodotto in pochissime unità, con tolleranze di lavorazione strettissime, ed è stata impiegata, contrariamente agli usi della Zeiss, una lente in fluorite per la correzione delle aberrazioni cromatiche.

Il risultato di questo capolavoro dell'ottica, finalmente pervenuto nelle mie mani dopo anni di attesa, è qualcosa di assolutamente folgorante: la visione dei colori che tale obiettivo è capace di restituire, cancella all'istante pagine e pagine di demenzialità attuale.
Ha inoltre un potere risolvente tale da lasciare senza fiato semplicemente osservando i negativi.

L'ho messo alla prova in una giornata invernale di sole velato, poco prima del tramonto, con poca luce ed una pellicola di bassa sensibilità (Kodak Portra 160); ho usato diaframmi tra 5.6 ed 8 con tempi non più brevi di 1/125 (alla faccia del reciproco della focale).

Se già le scansioni restituiscono sensazioni così forti, vi lascio immaginare cosa saranno le stampe, che farò e condividerò con le poche persone che sanno di cosa stia parlando.

Per tutti gli altri, tranquilli, c'è sempre Mastercard, che permetterà con comode rate mensili di accedere all'ultima, tranquillizzante meraviglia digitale del momento.

Buon divertimento!















Aggiornamento 10 gennaio 2016



In una giornata a tratti piovosa, con un cielo plumbeo squarciato occasionalmente da lampi di sole, ho deciso di provare ancora questo incredibile obiettivo. Quando il tempo è brutto, la luce poca, ed il cielo passa dal bluastro al giallastro, solitamente non ci si aspettano grandi risultati. Ma solitamente non si gira con un superachromat. E la differenza è veramente abissale.

Osservate come venga restituita in modo inappuntabile la sensazione di una giornataccia invernale.


Nei successivi ingrandimenti si possono osservare con genuino stupore le borchie isolanti della calata del parafulmine, leggere i cartelli sulla facciata del Palazzo Ducale, e scoprire increduli i tiranti con relativo tensionatore della bandiera sulla torre. E nel frattempo rendersi conto della totale assenza di aberrazioni cromatiche, tipiche in questi casi.






Oppure soffermarsi a vedere il colore del cielo sopra la Corte Lambruschini...






Ma anche stavolta è il porto a farla da padrone, con le sue forme, i colori, l'atmosfera...






Negli ultimi minuti di luce prima del tramonto, il cielo si apre sull'orizzonte, creando una lama di luce dorata che dura pochi istanti, mentre tutto il resto è scurissimo e color piombo.
Mi restano due scatti ma ormai rischio di andare sottotempo, e decido di sottoesporre di un diaframma, confidando sia nella pellicola (Portra 160) sia nel trattamento che le farò. Ne è valsa la pena.




Chissà se i miei amici fanatici del digitale...




Aggiornamento 24 gennaio 2016


Una sola foto, una sola...