venerdì 11 novembre 2011

10 giugno, l'alchechengi.



Ho ottenuto questa foto con un semplice tubo di prolunga su un obiettivo normale, il planar 80 hasselblad in montatura C del 1978, ho calcolato la perdita di luce e compensato l'esposizione.
La pellicola è una riottosa PanF, esposta a 25asa e trattata in Drod Bellini.
Scusate se il rametto non è esattamente sulla diagonale, se il soggetto non è su uno dei terzi, e se manca nitidezza sullo sfondo, ma non si può avere tutto dalla vita, del resto preferisco uno scatto imperfetto come questo piuttosto che quegli orrori digitali da maniaci all'ultimo pixel.


Questo secondo scatto invece è ottenuto con un obiettivo speciale per riproduzione, lo S-Planar 120/5.6, sempre in montatura C del 1977, con un tubo di prolunga da 56mm.
Faccio notare che ho esposto la PanF a 18asa, scattando ad 1/90" con F/5.6; la luce è quella di una giornata di sole luminosa cioè 11 EV a cui sottrarre due terzi di stop per il tubo di prolunga.
Dubito seriamente che i fanatici delle porcherie moderne sarebbero in grado di tirare fuori qualcosa di buono adoperando questi parametri di scatto.
Lo sfocato in questo caso, come prevedibile, è più duro.




4 maggio 2014, il cammino della vita.







1 maggio 2014, tutto a cinque euro.



Una delle cose più noiose degli ultimi anni sono i mercatini che la domenica infestano i luoghi dove amo passaggiare. Le bancarelle tutte uguali, la merce di pessima qualità, folle oceaniche di persone che rovistano freneticamente in mezzo ai capi ammucchiati in cerca dell'affare del secolo.
Ma forse sto solo invecchiando.






6 Aprile 2014, la valeur.






Sulla composizione di questa foto ho riflettuto diversi minuti  (durante i quali speravo che quella sigaretta non finisse mai) ed ho voluto evidenziare la mancanza di libertà del soldato, prigioniero del suo dovere, schiacciato da quelle masse di ferro imponenti, chiuso tra le corde della battagliola, in ombra e con la luce sullo sfondo che simboleggia ciò a cui quel ragazzo ambisce, forse pentito delle sue scelte. E quella targa beffarda...valeur...cosa significa oggi "valore"?

A volte quando il mio occhio entra dentro al mirino della macchina mi accorgo di sognare ad occhi aperti.

Stavo passeggiando vicino a questa fregata militare francese, e sinceramente non avevo intenzione di sprecare un fotogramma per i soliti cliché visti mille volte...cannoni, divise rutilanti, reboanti dichiarazioni... ma d'improvviso quel ragazzo è spuntato e si è seduto per fumare. Il suo atteggiamento sconsolato, quasi rassegnato ha acceso l'interruttore dei miei sensi, e d'istinto ho aperto il pozzetto della macchina e portato l'occhio là dentro mentre pensavo: "c'è la foto!".

Ed ecco, grazie alla visione dilatata del grandangolare, come per Alice nel paese delle meraviglie, formarsi la storia, forse fantastica e del tutto irrazionale di un ragazzo infelice costretto dal dovere a rinunciare alla sua libertà.
Il forte contrasto di una pellicola lenta trattata in modo particolare per diventare diapositiva ha fatto il resto, e quando ho appeso il rullo ad asciugare, timoroso per l'azzardo compiuto, mi sono rilassato e ancora una volta ho provato quel sottile piacere che mi spinge a far fotografie.







28 Febbraio 2014, addio Roberto!


Anche te mi hai lasciato. Tu che in poco tempo sei riuscito a darmi così tanto, tu che mi sei stato maestro di vita negli ultimi dieci anni, che mi hai aperto gli occhi sui parassiti che avevo d'attorno, che hai apprezzato il mio carattere e la mia personalità.
Mi hai insegnato  l'arte del sarcasmo, dell'ironia, ma sempre con quel rigore che ha contraddistinto il tuo comportamento.
Non mi hai mai permesso di fotografarti, così l'ho sempre dovuto fare di sfuggita, di nascosto, e poi dovevo sentire il tuo rimprovero come quella sera a cena la scorsa primavera, quando dopo lo scatto fedifrago hai alzato il dito minaccioso verso di me!
Grazie per tutto ciò che mi hai dato, spero solo che lassù tu possa trovare ancora qualcuno a cui appioppare un nomignolo, e degli amici cari come quelli che hai lasciato quaggiù.
Sarai per sempre nel mio cuore.






22 dicembre, le foto migliori si fanno con il brutto tempo!

Oggi il cattivo tempo è stato il padrone della giornata. Ma già da stamattina il cielo aveva una luce che faceva presagire qualche bello scatto. Da qualche giorno accarezzavo infatti l'idea di rispolverare quella leggenda che porta il nome di Biogon, e che è attaccato ad una mezza macchina fotografica, l'hasselblad SWC. Chi non conosce il biogon, ma conosce invece quegli zoommacci grandangolari che vanno tanto di moda farebbe bene a levarsi un pò di mortadella davanti agli occhi.
Il rigore dell'immagine è stupefacente e, nonostante abbia usato giocoforza una 400 ASA, la pulizia è ancora elevata. E non è tutto. Vi sono tanti di quei toni di grigio, che questa foto, una volta stampata, verrà con me in tutti i prossimi incontri, giusto per far vedere ai sostenitori delle sputainchiostro, cos'è ancora una vera fotografia.










16 dicembre, non smettete di sognare!


Ieri, in una fredda e frenetica domenica prenatalizia, ho scovato un gruppo di adolescenti che davanti a Palazzo Ducale a Genova, affrontava un repertorio pop-rock molto impegnativo e più grande di loro. Con quell'entusiasmo e quell'incoscienza giovanile che sinceramente da tempo nei ragazzi non vedevo più. Sono rimasto ad ascoltarli per un bel pezzo, tornando indietro nel tempo di oltre trent'anni, quando ascoltavo ed amavo profondamente le grandi band rock e pop di quegli anni. Meritate tutto il mio apprezzamento, tutta la mia stima, e vi auguro di poter vedere avverati i vostri sogni, e di  poter con quelli cambiare questo mondo marcio, in mano a vecchi corrotti ed insensibili.
Purtroppo i ragazzi erano disturbati da un paio di sciarbelle che poco più avanti latravano canti natalizi insopportabili, ma sono riusciti lo stesso a concludere lo spettacolo. Bravi, e grazie per avermi fatto sognare ancora!







8 Dicembre, forse un giorno ce la faremo.






1 Dicembre, diciamo basta al COLORICIDIO!!

Povero colore, offeso, vilipeso, violentato in branco e poi ucciso trucemente.
Questo è quello che accade comunemente nei forum degli 'entusiasti', dove arriva il tizio di turno che propone la solita foto digitale slavata, e di corsa caio, sempronio e l'immancabile ciccillo cacace, fanno a gara nel proporre le loro "versioni", che nulla sono se non masturbazioni informatiche,
Il vostro colore è fasullo, pompato alla fonte e contemporaneamente castrato, e vi obbliga ad un nosiosissimo lavoro di presunto recupero dove alla fine trionfano il contrasto ed i colori innaturali.

Sapete? Si può ancora scegliere. Esistono pellicole dai colori delicati, e pellicole dai colori accesi. Esistono obiettivi a basso contrasto ed obiettivi con maggiore contrasto. I vostri costosi obiettivi con fascetta rossa e tanto decantati sistemi antiriflesso con le nanotecnologie (del menga), hanno un contrasto inaccettabile, ma voi queste cose non le sapete proprio vedere. Ciechi come talpe.

Ieri avevo voglia di colore, in una luminosa giornata ventosissima, e prevedendo il contrasto che avrei potuto avere con la Provia 100F,  ho scelto di usare il figlio di un dio minore, il sonnar hasselblad 250, senza trattamento T*. Ha meno contrasto, è più delicato, e restituisce i colori che ho visto, senza dover passare ore a rincoglionire al piccì. Se poi queste foto le proiettassi contro un muro, metterei al muro tutti gli entusiasti senza colpo ferire!




Dimenticavo: l'apertura massima di questo povero obiettivo è soltanto f/5.6, quindi gli adepti del club "a tutta apertura"  lo troverebbero sicuramente buio, insopportabilmente buio. Eppure il suo sfocato prende a calci quello dei vostri superluminosi ipercorretti. E non potete immaginare il dettaglio che tira fuori! L'ho comprato da un 'entusiasta', che causa passaggio al digitale, lo ha dato via per 40 euro. Evviva il digitale!

Forza, riflettete, siete ancora in tempo per pentirvi!




19 ottobre, dedicato ad Anna, Elena, Monia.

Ieri, dopo due anni di assenza, sono tornato in quella splendida terra d'Emilia che da tempo desideravo rivedere. Nonostante il breve preavviso i miei più cari amici si sono fatti in quattro per rivedermi, e mi hanno regalato una giornata che non dimenticherò. Alcuni di loro sono arrivati da lontano appositamente per rivedermi, e di questo li ringrazio veramente di cuore.
Bologna è sempre una città viva e dinamica, popolata da gente cordiale ed accogliente e sono veramente orgoglioso di poter colà annoverare i miei migliori amici di sempre, in senso assoluto.
Nonostante la giornata nuvolosa che non ci ha regalato il sole che avremmo sperato, abbiamo passato splendide ore insieme, che mi hanno scaldato il cuore.
Ringrazio Anna, Matteo e Valentina, Monia e Roberto, Elena e Davide, ma anche i trasfertisti dal veneto, Diego ed Umberto, ed infine Marco, brillante studente di fisica teorica che ci ha fatto da guida per tutta la giornata. Un particolare pensiero ai pargoli chiassosi, Alex, Asia, Daniele.
Per l'occasione avevo con me il rarissimo FD 200/1.8 che difficilmente utilizzo visto il suo peso e l'ingombro, ma devo dire che dopo aver visto le diapositive su agfa scala che ho scattato, la fatica che ho fatto per portarmelo appresso tutto il giorno è stata ampiamente ricompensata.
Come al solito le scansioni delle diapositive mentono spudoratamente, al prossimo incontro in primavera (promesso!!) ve le mostrerò realmente.

Ecco, rigorosamente in ordine alfabetico, Anna, Elena, Monia.






(I mariti ed i fidanzati possono considerarsi a buon titolo persone molto, molto fortunate!)

Grazie amici, mi avete fatto passare una giornata indimenticabile. A presto!!!




10 settembre, Davide e Golia.

(cliccare per vedere la foto ad alta risoluzione)

Ho scattato questa foto nell'ottobre di due anni fa.
Ricordo che avevo ancora il cuore gonfio di dolore per l'allora recente perdita della mamma e quella domenica pomeriggio, vagando in area expo ho notato l'arrivo di questo traghetto.
Mi ha colpito immediatamente la luce bassa e radente del tardo pomeriggio autunnale, che metteva in risalto le lamiere dello scafo, rilucenti per i riflessi dovuti allo sciabordio delle eliche di manovra.
Mentre osservavo quello spettacolo si è avvicinato il piccolo scafo dell'ormeggiatore, che attendeva la discesa della cima da affrancare sulle bitte del molo.
E in quell'istante si è formata l'immagine nella mia mente.
Avevo con me (fortunatamente) il 300mm ed anche se la pellicola era poco adatta ad uno scatto diurno dettagliato (Adox CMS 20 ASA) ho tentato il tutto per tutto con un tempo lento.
Ripropongo oggi questa foto non perché, come fanno molti, stia attraversando un periodo di crisi creativa, ma soltanto perché essa è stata premiata nel concorso "il porto di genova raccontato con le immagini" e farà parte di una mostra permanente presso il Genoa Port Center nei magazzini del cotone al porto antico.




16 maggio, lezioncine sul ritratto.

Leggo spesso, in quei luoghi dove dilaga il delirium tecnologico, che per fare un ritratto bisogna assolutamente possedere un obiettivo superluminoso di focale 85 oppure 135.
Quindi essendo colà assai spesso fanatici Canon, si fa ovvio riferimento all'85/1.2 ed al 135/2, che in virtù delle numerose lamelle, parrebbero garantire sfocati da sogno.
Ultimamente sembra addirittura che senza un'obiettivo d'annata (possibilmente zeiss), trapiantato come gli organi ricuciti dal Dottor Victor Frankenstein sul cancarone di turno, non si possa andare da nessuna parte: addirittura esistono nuovi organi cinesi che simulano l'orgasmo dello zombie, maldestramente confezionato, con un tranquillizzante "bip", quando è raggiunta la messa a fuoco.
Veramente patetiche le paginate di pinzellacchere in tal proposito, dove è possibile ammirare terrificanti fotografie ai ciucci dei figli ed al panorama del vicinato, che vorrebbero dimostrare chissà quale presunta superiorità; in questo delirio dimostrativo ed autocelebrativo,  si osservano le case rigorosamente circondate dal (solito) alone mistico, figlio di una fotoscioppata che deve aggiungere ciò che il sensore si è mangiato ad onta delle millantate caratteristiche dell'obiettivo: questo dimostra la malafede del sedicente di turno, che pur di giustificare l'immaginaria nitidezza che deriverebbe dal possesso, non esita ad alterare i risultati del mirabolante esperimento, con una badilata di letame... (oh, scusate, volevo dire "maschera di contrasto").

Mi chiedo, pizzicandomi per capire se sogno o son desto, come poi persone esperte possano avallare questo bazaar di cretinate, (forse) per compiacere quei goffi e disonesti dirigenti, capaci di modificare al volo il regolamento per cacciar via lo scomodo di turno, reo d'aver spammato quà e là i suoi (capo)lavori.

Naturalmente poi, proseguendo sulle direttive per il ritratto, magari tratte da qualche sgrammaticato e pomposamente evidenziato "articolo", bisogna anche disporre di pannelli riflettenti, bank, stativi, trigger vari (tutti rigorosamente cinesi) e sopratutto di modelle compiacenti che incrocino le gambe con uno sguardo possibilmente da tossicomane, guarnite con l'immancabile ferramenta sulla faccia e/o punzonature assortite bluastre o policrome sulla pelle.

E così si dà il via libera a quei ritratti aberranti dove un occhio è a fuoco e l'altro no, con l'immancabile aiuto di photoshop per togliere le pustole alle povere lolite cresciute troppo in fretta.

Quante stupidaggini!

Per fare un buon ritratto basta anche un obiettivo qualunque, la luce di una finestra, una giornata nuvolosa, ed un ambiente che rifletta parte della luce sul volto da ritrarre (ovvio che tutte queste cose bisogna saperle vedere e sfruttare).
E naturalmente una buona pellicola, esposta, sviluppata e stampata con sapienza.
Questo un esempio fatto con un "mediocre" zoom FD 35-105 usato circa a 100mm con diaframma (udite, udite) F/4.... vi prego di osservare lo sfuocato da "sogno" generato (orrore!) con sole 5 lamelle.
La pellicola? Una comunissima HP5+ sviluppata in HC110 dil. E.
Dettaglio nelle ombre, bianchi non bruciati, gamma tonale ricca e ben distribuita, aspetto della pelle naturale, luce giusta nelle pupille, grana piacevole, sfuocato gentile, ottimo stacco fuoco-fuori fuoco ecc. ecc. ... la classica foto definita "tridimensionale".

Antonio il "bell'uomo", secondo Anna, quell'amica che potrei conoscere da tutta la vita, per quanto siamo assonanti.

Ciò che quindi bisogna veramente saper fare è studiare la luce, l'ambiente, il soggetto, le sue espressioni, il suo modo di muoversi ed atteggiarsi, per cogliere quell'attimo quando la sua anima verrà impressa indelebilmente sul rettangolino spalmato di alogenuri d'argento.
I sensori non li prendo nemmeno in considerazione, sono la massima espressione di follia collettiva e li lascio usare ai soliti "entusiasti", come si dice a genova, du belin, che non sanno aspettare le giuste condizioni per fare la foto: meglio sfornare subito la porcata e giustificarsi poi con un bel "più di così non si poteva fare", oppure arrabattarla, nel misero tentativo di renderle quella gloria del mattino che non ha mai conosciuto.

E poco importa se fra un secolo queste stampe finiranno su una bancarella a pochi centesimi come foto "antiche".
Ci saranno, questo è ciò che importa, mentre gli entusiasti, prima di rendere l'anima si saranno stramaledetti per non aver potuto consegnare ai loro eredi i ricordi di gioventù, ingoiati da qualche morloch tecnologico non ancora scoperto.




8 Maggio, la tragedia della Jolly Nero.

Sono nato a Genova ed ho sempre amato questa città ed il suo porto, che da sempre ne è il cuore.
Sono rimasto pietrificato nell'apprendere la notizia della tragica collisione della nave Jolly Nero (che per puro caso ho fotografato il sabato precedente) contro la torre piloti, dove hanno perso la vita persone che stavano lavorando con professionalità e competenza.

Dedico queste foto alla loro memoria, non posso fare di più, non mi sento di dire altro.

Aggiornamento del 15 maggio: ho seguito in diretta i funerali nella cattedrale di San Lorenzo, e mi si è spezzato il cuore. Non mi vergogno di scrivere che in più momenti ho avuto le lacrime agli occhi. Poveri ragazzi.
















5 Aprile, usa la testa, non le gambe!

Ho recuperato questo vecchio slogan anni 80 del Postalmarket perché oggi ho voglia di fare un pò di polemica, e di prendere per i fondelli i soliti entusiasti.
L'argomento riguarda l'uso del flash e l'idea mi è venuta ieri sera, ma per spiegarmi meglio devo fare una breve digressione temporale.
Nelle scorse settimane si è guastato il mio piccolo flash Speedlite 133D, coevo della F-1old e devo ringraziare pubblicamente il Papà di Stefano Cardella che lo ha riparato "filologicamente" usando lo stesso transitor originale che si è bruciato probabilmente a causa della perdita di isolamento dei reofori, originariamente rivestiti con una sostanza gommosa che dopo 40 anni si è disgregata, creando un cortocircuito.
Contemporaneamente la scorsa settimana ho sottoposto a revisione la mia Canon EF, macchina che apprezzo particolarmente nonostante sia stato un flop commerciale della Canon. Ho ritarato l'esposimetro, oliato le platine del sistema di orologeria, la meccanica dell'otturatore, e sostituito calotta, fondello e placca frontale prelevati da una macchina rotta ma esteticamente perfetta.
Così ieri, dopo aver perfezionato le tarature, ho montato lo straordinario 35/2, caricato uno spezzone di HP5 e durante il pomeriggio ho fatto per strada qualche scatto di prova:

A proposito, che ve ne pare del dettaglio strepitoso sullo sfondo?



riservandomi gli ultimi scatti per provare a casa il flash 133D. Arrivato a casa però sono stato aggredito da uno dei miei feroci mal di testa, quindi ho mollato la macchina sulla scrivania, e mi sono coricato insieme ai miei amici barbiturici, in attesa che facessero effetto.
Improvvisamente sono giunti a farmi visita i miei nipoti, e non ho avuto il coraggio di mandarli via, né di lamentarmi. Mi sono fatto forza e per divertirli ho proposto loro di fare qualche foto, così, prendendo due piccioni con una fava, ho anche effettuato le prove del flash che avevo in programma. Erano gli ultimi 3 fotogrammi dello spezzone, che vi mostro qui:







Ed ora viene il bello.

Avete mai notato che nei forum monomarca Canon (ne conosco almeno 3) non appaiono MAI foto fatte col flash? Troviamo infatti i panorami fatti con l'ipergrandangolare ma con lo sfondo erroneamente ed inesplicabilmente sfocato, troviamo gli uccelletti congelati per aria col dettaglio ringalluzzito da photoshop e l'immancabile aura mistica sul contorno, troviamo le modelle in pose glamour-stomacanti, troviamo i fiori fotografati in mezzo alla verzura con un petalo a fuoco e gli altri no, troviamo i giocatori di basket con la pelle verde, insomma c'è tutto ma non le foto fatte col flash. Anzi no, ogni tanto capitano quelle patetiche foto fatte in discoteca con i volti distorti e le facce sbiancate peggio che con l'ipoclorito, ma siccome "fa figo" farle così non si lamenta nessuno.
Insomma, perché nessuno pubblica foto fatte col flash?
Ve lo dico io.
Perché si vergognano, dopo aver speso un paio di stipendi-in-comode-rate-mensili, di pubblicare foto che non vengono bene nemmeno provandoci mille volte.
Insomma, il sistema flash della canon oggi è una colossale porcata, è complicatissimo, pretende di fare mille cose ed in realtà non ne azzecca una. Tocca usarlo in modo totalmente manuale, ma provateci e poi vedrete quanto nervoso vi aspetta.
Eppure l'uso del flash è soggetto a pochissime regole, che definire banali è più che riduttivo.
Quarant'anni or sono, quando fu ideato il sistema che ho usato ieri sera c'erano da considerare pochi, essenziali fattori.
La macchina suggeriva (F-1) ed impostava anche automaticamente (EF) il diaframma corretto da usare in base alla distanza soggetto-fotocamera, calcolata tramite un anello potenziometrico da applicare sull'obiettivo (troverete i riscontri nella sezione dove parlo del flash).
Quindi si trattava solo di mettere a fuoco, eventualmente impostare il diaframma (per la F-1) e poi scattare. Il risultato lo vedete qui sopra. Foto perfette, anche a distanza ravvicinata (ho scattato a distanze tra mezzo metro ed un metro).
Qualora il soggetto fosse stato troppo scuro o troppo chiaro bastava ingannare l'esposimetro impostando una sensibilità ASA maggiore o minore (c'è anche un modo più pratico, usando il selettore obiettivo degli anelli distanziometrici A2/B2).
Semplice, immediato, efficace.
Poiché il flash in questione non dispone di fotocellula per il controllo della durata del lampo (cosa che è apparsa solo dieci anni dopo, nell'82), l'unico modo di controllare l'esposizione del flash è l'apertura del diaframma. Volendo quindi evitare l'uso di diaframmi aperti per avere a fuoco anche i piani posteriori, basta usare una pellicola rapida (per esempio 400 asa), se invece si vogliono usare diaframmi aperti per avere lo sfondo sfocato, basta usare una pellicola lenta. Stop. Non serve sapere e fare altro.
Ieri sera quindi, quando ho deciso di fare queste tre foto ai bambini ho fatto questi semplici ragionamenti:

  • Desidero avere a fuoco anche i piani posteriori, quindi occorre una pellicola rapida. Era già in macchina, quindi non ho fatto altro.
  • Desidero avere tutto a fuoco senza dover regolare l'obiettivo, i bambini si muovono in fretta e non posso perdere istanti preziosi regolando la messa a fuoco, quindi ho regolato l'obiettivo 35/2 in modo che la profondità di campo fosse situata da 60cm ad un metro. I bambini erano sul letto e non potevano spostarsi al di fuori di queste distanze.
  • Erano vestiti con abiti non troppo scuri e non troppo chiari, quindi non ho corretto l'esposizione.
     
Quindi mi sono dedicato solo a comporre gli scatti, che mezz'ora dopo erano pronti per la scansione.

Dimenticavo: il peso dell'illuminazione ambientale, lo controllo rapidamente ed efficacemente col tempo di scatto, il cui valore sincro sulla EF è di 1/125".
Questo mi permette di avere l'ambiente scuro o chiaro a piacimento, basta fare un pò di pratica ragionata per impadronirsi rapidamente del concetto.
Fate la stessa cosa con un 580EX ed i suoi mille, inutili parametri. 

Ora quindi lancio una sfida.

Chiunque sia in grado, con il suo cancarone digitale ed il relativo stipendio in flash, di fare tre e solo tre scatti ai bambini (eventualmente fornisco i miei), con focale 35mm, a distanze tra mezzo metro ed un metro, senza ottenere foto sfuocate o visi allividiti, e senza poterle guardare per rifarle,  con esposizione perfetta sia sul primo piano sia sullo sfondo, avrà una cena pagata a base di pesce. Ovviamente gli scatti devono avvenire in mia presenza e in un ambiente scelto da me per evitare che possiate studiare a memoria i parametri dopo qualche centinaio di prove...

Infine, a scanso di equivoci, non ho nessuna pretesa artistica su queste foto. Desidero solo documentare l'infanzia dei miei nipoti e consegnare loro, fra 30/40 anni, questi negativi, quando invece tutte le foto digitali saranno state ingoiate da qualcosa che oggi non è possibile prevedere. So bene che il flash diretto è poco estetico, ma non è questo il punto su cui dibattere.

Buon divertimento... with canon you can, ma ... solo 40 anni fa, oggi ve lo menate!

Aggiornamento del 9 maggio: ho appena visto un flash 133D andar via su ebay a 110 euro. Ragazzi, datevi una calmata, fino ad oggi questo flash non ha mai superato i 30 euro, arrivando a 50 euro se completo di borsina, anello potenziometrico e spina di blocco meccanico!


16 Marzo, ma cosa c'è di così bello a Portofino?

Non l'ho mai amata, eppure dista solo poco più di un quarto d'ora da dove abito.
Girando in mezzo agli inarrestabili turisti,  che nemmeno una giornata piovosa può far desistere dallo sgraziato ciabattare, si odono mormorii di ammirazione in diversi idiomi. Sarò io ad essere così insensibile al suo segreto fascino?
Non è sopravvalutata come tutti i luoghi turistici? Non è un furto pagare 11 euro per un'ora e mezza di parcheggio?
Lo stridore nel vedere in vetrina borse di vinile vendute a tremila euro in un vecchio borgo di ex marinai me la rende decisamente antipatica, tanto più se il povero e solingo commesso in abito elegante se la tira come se fosse lui il firmatario del pezzo da possedere a tutti i costi.
Altrettanto scontate sono le vedute del luogo, viste e riviste in mille modi tutti uguali.
Eppure oggi la prospettiva aerea dei monti in lontananza era sublime, ed i colori smorti delle case, abitate solo in estate da ricchi forestieri, erano più attraenti che in una giornata di sole, dove tutto è scontato, già visto, ed insopportabile.
E così il planar si è dato da fare, e mi ha regalato qualche bella diapositiva.
Ora però la prossima gitarella a Portofino non prima di un lustro.




3 Marzo, mondi paralleli.

Viviamo in mondi paralleli, totalmente ermetici e senza punto di contatto alcuno tra essi.
A volte capita di poter vedere questi mondi affiancati e di rendersi conto quanto siano diversi tra loro.
Mentre passeggiavo domenica pomeriggio mi sono trovato davanti questa bella signora e i due ragazzi. Ho intuito che "c'era la foto" ma avevo il 250 sonnar su hasselblad ed ero troppo vicino. Così ho attraversato la strada di corsa in modo da guadagnare quei quattro-cinque metri che mi avrebbero permesso di comporre. La macchina era già regolata per esporre su luce incidente quindi ho dovuto solo mettere a fuoco e scattare. Ho rischiato col controluce, usando un obiettivo giudicato debole perché privo del blasonato trattamento T*, ma invece esso restituisce colori garbati ed un contrasto delicato.
A ben guardare in effetti un leggero calo di contrasto c'è, ma lo scatto è riuscito, ad onta dei "soli" 100asa  della Provia e di un obiettivo che apre al massimo a 5.6, oggi considerato "buio" dai fanatici degli iperluminosi.





20 Febbraio, la fiumana bella.

Scriveva l'Alighieri nel canto decimonono del purgatorio:

Intra Siestri e Chiaveri s'adima una fiumana bella.

Riferendosi al torrente Entella.

Oggi vi propongo questo scatto, realizzato nell'ora in cui l'acqua riluce, e nel periodo in cui gli alberi ancora spogli rendono l'atmosfera malinconica.
Ho usato un sonnar 250 su hasselblad, con pellicola Acros 100 sviluppata in ultrafin plus.




10 Febbraio, carnem levare.

Oggi grande festa a Genova.
In un vociare di bambini eccitati, di genitori intenti a scrutare l'i-qualcosa con un occhio ed i pargoli con l'altro, nel marasma dei venditori di carabattole, di affettati cacciatori di donzelle più o meno credibili, di turisti annoiati, ho colto qualche momento fotografico. Alcuni mi hanno divertito, altri mi hanno rattristato.
Resta il fatto che queste foto le ho salvate per miracolo.
In mattinata infatti avevo premeditato l'uscita con l'hasselblad ed il sonnar 150, e volevo usare la panF 50 da invertire, quindi ho regolato l'esposimetro su 100asa e tirato fuori lo scatolino della pellicola dal frigo.
Prima di uscire di casa però il tempo è drasticamente peggiorato, così ho pensato di rinunciare ed ho riposto tutto.
All'ultimo minuto però ho telefonato ad un amico che mi ha rassicurato sulla bella giornata soleggiata, così ho ripreso macchina e pellicola.
Per la fretta di uscire ho preso però una pellicola diversa, la HP5 400.
E l'ho sovraesposta di due stop visto che pensavo di aver preso la panF da esporre a 100asa.
Me ne sono accorto solo al rientro in macchina, quando ho buttato lo sguardo sulla scatolina aperta della pellicola. Vabbé per farla breve: sei minuti e mezzo di HC110 a 24° in diluzione H non ufficiale e la pellicola l'ho salvata.

Ecco i momenti che hanno attratto il mio sguardo.

Le due bocche.


La fumatrice.






Uno sguardo di speranza.



Relitti d'un tempo lontano.





2 Gennaio 2013, la guerra dei mondi.





La vigilia di San Silvestro, come spesso faccio nel tempo libero, sono uscito a passeggio, portando come me il mio "blocco appunti", ossia la Canon 7s con lo jupiter 12 montato.
Giunto in area expo ho notato che la zona di carico dei container era deserta, nessuna nave, né anima viva, e tutte le gru in posizione di riposo, con i bracci di carico sollevati.
Il primo pensiero che mi ha ispirato questa immagine è stato il ricordo dell'orrendo film con Tom Cruise, rifacimento di un film degli anni 50. Quelle enormi gru somigliavano ai mostri robotizzati che in breve tempo avrebbero distrutto il pianeta; le guglie dell'inferriata somiglianti ad una improbabile batteria antiaerea.
Poi invece, a questo pensiero se ne sono sommati altri.
Da quelle gru, tutti i giorni, giorno e notte, vengono scaricati i container, e la maggior parte delle volte che vedo le navi da carico, si tratta di navi lunghe 300 metri provenienti dall'estremo oriente, dove la vita di bordo non è esattamente una passeggiata.
Da quei container poi escono tonnellate di merci di mediocre qualità, fabbricate dove il rispetto dei diritti dei lavoratori è solo una grassa risata dei "padroni delle ferriere", dove gli operai firmano l'impegno a non suicidarsi per non compromettere la famiglia.
Merci che servono a soddisfare il bisogno di nuovo di chi deve ostentare in ogni caso, anche in tempo di crisi, oggetti che simboleggino un qualche stato sociale.
Persone incapaci di pensare, di riflettere, di vivere senza l'obbligo di mostrarsi ogni giorno diversi, perché in realtà non sono diversi, sono tutti uguali tra loro, fotocopiati.
Merci che un tempo venivano prodotte qui, mantenendo in piedi l'economia locale.
Merci di cui  non vi è bisogno, perché si tratta di oggetti inutili, costruiti sprecando risorse e destinate in breve tempo alla discarica.
Anche questa alla fine è una guerra dei mondi, e mi è passato il buon'umore.
Ho deciso quindi di invertire la pellicola per ottenere una diapositiva in bianco e nero con contrasto forte, che aggiungesse il mio umore alla scena fotografata.

Buon anno a tutti.




Dicembre 2012

Ringrazio l'amico Simone per avere trovato il nome perfetto per il mio blog.

Citazione da 8½, Fellini.


Lei ha fatto benissimo, mi creda, oggi è una buona giornata per lei. Sono delle decisioni che costano, lo so, ma noi intellettuali, dico noi perché la considero tale, abbiamo il dovere di rimanere lucidi fino alla fine. Ci sono già troppe cose superflue al mondo, non è il caso di aggiungere altro disordine al disordine. In fondo perdere dei soldi fa parte del mestiere di produttore. I miei rallegramenti, non c'era altro da fare, e lui ha ciò che si merita, per essersi imbarcato con tanta leggerezza in un'avventura così poco seria. No, mi creda, non abbia né nostalgia né rimorsi, distruggere è meglio che creare quando non si creano le poche cose necessarie. E poi, c'è qualcosa di così chiaro e giusto al mondo che abbia il diritto di vivere? Un film sbagliato per lui non è che un fatto economico, ma per lei, al punto in cui è arrivato, poteva essere la fine. Meglio lasciar andare giù tutto e far spargere sale come facevano gli antichi per purificare i campi di battaglia. In fondo avremmo solo bisogno di un po' di igiene, di pulizia, di disinfettare. Siamo soffocati dalle parole, dalle immagini, dai suoni che non hanno ragione di vita, che vengono dal vuoto e vanno verso il vuoto. A un'artista, veramente degno di questo nome, non bisognerebbe chiedere che quest'atto di lealtà: educarsi al silenzio. Ricorda l'elogio di Mallarmé alla pagina bianca? e di Rimbaud? Un poeta mio caro, non un regista cinematografico, lo sa di Rimbaud quando ha finito una poesia, la sua rinuncia a continuare a scrivere, la sua partenza per l'Africa? Se non si può avere il tutto, il nulla è la vera perfezione. Mi perdoni quest'eccesso di citazioni, ma noi critici facciamo quello che possiamo. La nostra vera missione è spazzare via le migliaia di aborti che ogni giorno, oscenamente, tentano di venire al mondo. E lei vorrebbe addirittura lasciare dietro di sé un intero film, come lo sciancato si lascia dietro la sua impronta deforme? Che mostruosa presunzione credere che gli altri si gioverebbero dello squallido catalogo dei suoi errori. E a lei che cosa importa cucire insieme i brandelli della sua vita, i suoi vaghi ricordi, o i volti delle persone che non ha saputo amare mai? (l'intellettuale)

Nel contempo ho deciso che non aprirò nessun nuovo sito di fotografia, come per tutto l'anno avevo immaginato di fare. Sarebbe stato tempo perso.