Le Dolomiti!



Questo è il diario fotografico di un viaggio di dieci giorni sulle dolomiti.



Erano diversi anni che non vi tornavo, l'ultima volta nel 2008 fotografavo ancora con l'antelucana ed obsoleta  tecnologia  digitale, ed avevo realizzato panoramiche multiscatto, una delle quali, lunga un metro e ottanta avevo poi inviato al caro Thomas Franchi, galantuomo albergatore della Val Pusteria, il quale molto gentilmente l'affisse nell'albergo di sua mamma, il Drei Zinnen in val di Landro.
Confesso che dopo 7 anni volevo rivedere quella stampa, per capire quali impressioni potesse suscitarmi.
Ebbene sarò lapidario, ho pensato una sola cosa: facevo foto schifose e credevo pure di essere bravo.

Non che oggidì sia migliorato, per carità, ma le foto che faccio almeno mi soddisfano, e ritengo sia cosa non da poco.

Come i più esperti sapranno, andare sulle dolomiti sotto ferragosto è da sprovveduti: si paga di più, ed il tempo spesso è pessimo. Ogni giorno alzandosi presto si cercava di capire in che direzione potesse essere il bel tempo, per poi dirigersi là. Spesso è andata bene, qualche altra volta invece no.
Tuttavia anche il maltempo ha un suo fascino, sino a quando ovviamente non diventa insopportabile.

Per la prima volta durante la vacanza il corredo FD è rimasto a casa e ho deciso di affrontare un impegno non indifferente, portarmi appresso l'intero corredo Hasselblad visto che non avevo la minima idea di quali focali potessero essermi utili. Ho lasciato a casa soltanto i due teletessar immaginando che non potessero essere usati. Forse avrei fatto bene a portare il 350, ma non ho rimpianti e nel frattempo ho capito cosa mi serve: il prossimo anno viaggerò più leggero.

Prima di partire avevo stabilito un certo numero di tappe fisse, irrinunciabili, sia fotografiche, sia gastronomiche. Ho mancato solo quella del lago di Braies, che ho tuttavia catalogato fotograficamente, so dove andare e cosa usare per il prossimo anno. Le tappe gastronomiche invece sono state tutte rigorosamente rispettate. E la pancia ha ringraziato assai.

Ringrazio il bell'Antonio per l'incredibile pazienza che ancora una volta ha dimostrato, facendomi da sherpa tra il rifugio Auronzo ed il rifugio Lavaredo, prendendosi anche il dileggio degli escursionisti esperti che deridevano la nostra mise alpinistica improvvisata.

Ringrazio anche il caro amico Luigi Casanova, grande conoscitore dei luoghi: senza i suoi preziosi consigli avrei vagato come un turista Alpitour, senza costrutto e senza meta.



Prima giornata, 14 agosto.


La panchina

Dopo 550 km e sei ore d'auto, usciti a Brixen, ed instradati sulla statale 49, ci si scopre stanchi ed affamati, e la prima tappa assoluta è quella di pranzare al Mudlerhof, a Tesido, che si raggiunge dopo il bivio per Anterselva ed il passo Stalle, tramite una stradina tortuosa, dalla quale l'amena vista dalla opportuna panchina ritempra lo spirito, i polmoni, gli occhi, il cuore.
Il profumo di quegli alpeggi è cosa che occorre provare almeno una volta nella vita.

Sonnar 150

Il "solito" ingrandimento, tanto per non perdere il vizio

Sonnar 150


L'albergo Baur.

Dopo essersi strafogati con i Canederli di Graukäse e la Kaiserschmarrn, fantastica omelette con marmellata di mirtilli, si giunge finalmente allo splendido albergo Baur, residenza storica d'inizio secolo che ha un fascino incredibile, ma su questo tornerò più avanti. Assolutamente obbligatoria la gita in pedalò sul lago di Toblach, anche perché il bel tempo dura poco: già mezz'ora dopo sta diluviando. Giusto il tempo per fare due scatti dal balcone che si affaccia sul lago, e poi si va a riposare, il viaggio è stato pesante.

Sonnar 150

Planar 80


Seconda giornata, 15 agosto.


Il monte Cristallo.


Il giorno di Ferragosto, da perfetti turisti babbei, si decide di andare sul rifugio del monte Cristallo, a tremila metri.
Per raggiungerlo occorre andare sino a Misurina, e proseguendo verso Cortina, dal bivio per il passo Trecroci si continua ancora 7 km, sino a trovare la stazione della seggiovia che è divisa in due parti. La prima arriva a 2700 metri, poi con gli ovetti traballanti si sale ancora sino al rifugio Lorenzi.

Appena preso il bivio per Misurina dalla statale 49, al primo tornante si presenta un panorama mozzafiato, che è durato meno di cinque minuti.

Planar 80


Arrivati a Misurina la fermata è di rigore, il lago è bellissimo.


Planar 80


Si prosegue quindi sino al bivio per il passo Trecroci, arrivando alla stazione base della seggiovia: la trovo anonima ed immeritevole di uno scatto, ma solo perché so già cosa mi aspetta più in alto.

Durante la salita il panorama è questo:


Planar 80

Arrivati alla stazione intermedia è giunto il momento di sfoderare il Distagon 40, la scena è veramente stupenda e merita uno scatto.

Distagon 40




Quei malefici ovetti dondolanti per uno che soffre di vertigini sono una dannazione, ma basta guardare in alto...
Il problema grave è la seggiovia al ritorno: guardare in alto è impossibile, e lo strapiombo mette paura. Ecco perché manca lo scatto della discesa: ero incollato allo schienale col batticuore.
Durante il tragitto una ruspa sta livellando il ghiaione della morena, la si può vedere nell'ingradimento. Vedere lavorare quegli uomini in condizione del genere lascia di sasso.

Arrivati al rifugio scopriamo che il monte è incappellato dalle nuvole. Pregustavo la vista pazzesca che sapevo esserci lassù, ma non mi è stato possibile. Nel rifugio la stufa era accesa, e faceva un piacere dell'anima!

Questo è l'arrivo alla stazione superiore, ed il rifugio Lorenzi a tremila metri, con gli immancabili gracchi alpini, che svolazzano ovunque con il loro caratteristico stridìo.

Distagon 40

Distagon 40



Distagon 40

Distagon 40


L'atmosfera lassù è così fredda e lugubre che dopo esserci scaldati decidiamo di non pranzare al Lorenzi e di ridiscendere in val di Landro, per poi mangiare qualcosa al Drei Zinnen.

Ecco le acque del lago di Landro, dal colore caratteristico e sovrastato dal Monte Piana.

Distagon 40

Eh, si, questo Distagon 40 fa veramente paura.


Distagon 40


Al ritorno in albergo inizia a piovigginare, giusto il tempo per fare uno scatto alla malga con quel bel prato pulito tutto intorno che si vede dalla camera.

Sonnar 250

Ed anche in questo giorno nessuna foto allo splendido lago di Toblach, ma ferragosto volge al termine e ci aspetta la cena speciale!

Dopo la pantagruelica cena di ferragosto, c'è bisogno di stare un pò alzati prima di coricarsi, giusto per digerire un pochetto.
Quale occasione migliore per inaugurare il prezioso rullo di T64 appositamente portato?

Questo è il campeggio di fronte all'albergo, che nonostante l'attività anche notturna, non disturba il sonno, forse anche grazie agli Ohropax (grazie Luigi!!)

Sonnar 150

Non è un granché, lo so, ma io non sono un vero nottambulo, e la T64 l'ho portata per ben altro scopo.




Terza giornata, 16 agosto.


Il giorno dopo ferragosto viene attribuito al passo Giau.


Il tempo promette bene, e la vista dal balcone sembra essere di buon auspicio!

F-Distagon 30

Tuttavia strada facendo prima di arrivare al passo ci fermiamo presso una delle tante edicole votive dedicate a Gesù, delle quali il Sudtirol è disseminato, e ci rendiamo conto che il passo Giau è totalmente coperto di nuvole, ci arriviamo, giusto per rifocillarci al rifugio per il grande freddo, e riprendiamo la strada.

Distagon 60

Tentiamo quindi la sorte al passo Falzarego, con l'idea di andare sul Lagazuoi.

Arrivati a colle Gallina scopriamo che anche il Lagazuoi è immerso tra le nubi, andarci sarebbe tempo perso, denaro sprecato e tanto nervoso.
Giusto uno scatto a quella curiosa cabina di funivia posata sul prato, e poi si ripiega verso San Cassiano, dove ci attente il Grand Ancëi, con i suoi splendidi canederli di fegato ed uno strudel memorabile.

Sonnar 150

Dopo pranzo si torna al Falzarego e si scende per Valparola arrivando a San Lorenzo nei pressi di Brunico, e poi si rientra in albergo.



Quarta giornata, 17 agosto.


Giornata dedicata a shopping cittadino.
Una visita veloce ad Innichen e poi si scende a Bruneck per pranzare al Blitzburg, dove ci aspetta lo strudel migliore del Sudtirolo.
Fotografie niente, quelle turistiche ve le risparmio, mantenere in vita i propri lettori è dovere di ogni buon presunto scrittore.




Quinta giornata, 18 agosto.


Nelle mie precedenti vacanze sulle dolomiti non mi era mai stato possibile visitare Sterzing.
Così preso lo splendido trenino che attraversa la Pustertal, si scende a Fortezza per arrivare a Sterzing, dove scopriamo un borgo bellissimo e veramente pieno di gente.

Distagon 60

Distagon 60

Dove scopriamo degli inquietanti manichini in filo di ferro a guardia di un salone di bellezza ...

Distagon 60




Ma la cittadina, per quanto simpatica, stufa rapidamente, e dopo una breve consultazione telefonica con l'esperto online, ci dirigiamo alla funivia per il monte Cavallo.

Anche questa è divisa in due parti, la prima arriva nei pressi del rifugio Sterzingerhaus, ed il tratto finale in cima al monte.
Decidiamo di prendere anche quest'ultima:

Distagon 60




Arrivati quasi a destino ci rendiamo conto tragicamente di due cose: sta iniziando a piovere, e quella è l'ultima corsa della seggiovia prima di pranzo: si rischia di rimanere lassù a congelare come dei fessi. Così, nel disappunto del cocchiere che pregustava già la sosta pranzo, facciamo il giro dell'oca e torniamo dabbasso, dove ci aspetta un confortevole e riscaldato rifugio, ove pranzare. La simpatica Veronica, che gestisce lo Sterzingerhaus in abito caratteristico tirolese e con un caratterino vulcanico merita senz'altro una visita il prossimo anno!!

Dopo pranzo scendiamo alla stazione intermedia con condizioni meteorologiche che cambiano più velocemente di quante scarpe si cambiasse al giorno la prima moglie di Onassis.
Certo, il panorama è mozzafiato:

Sonnar 150

Ed incontriamo anche due splendide signore che non solo si mettono in posa davanti alla svedese, ma lo fanno sorridendo e senza minacciarmi di danni d'immagine!!!

Sonnar 150

Sonnar 150




Sesta giornata, 19 agosto.

Il Castello di Welsperg.

A Monguelfo si trova l'omonimo castello, ma non chiedetemi perché la località si chiama Weslberg, ed il castello Welsperg.

E' un castello "turistico", ma merita comunque una visita, anche perché prima di entrare c'è un'orto botanico (un pò striminzito, ma curato), dove è possibile identificare le specie vegetali più comuni del Sudtirolo.

Sonnar 150


Ed ecco il castello.

Planar 80

Distagon 60

Distagon 60
La cappella dedicata a San Giovanni


Distagon 60
Aree interne del castello


Distagon 60


Distagon 60, esposizione non del tutto banale...



Ed il cortile


Distagon 60


La giornata è incerta, ma decidiamo comunque di proseguire ed andare a visitare il Lago di Braies.

Pessima idea, nel frattempo si mette a piovere, e l'unico scatto che riesco a fare immediatamente prima è questo:

Distagon 60

Tuttavia decidiamo lo stesso di fare il giro del lago a piedi con l'ombrello, e questo mi permette di capire che la focale adatta per la maestosità di questo lago è il distagon 30. Verrà bene il prossimo anno.




Settima giornata, 20 agosto.

Anche questa giornata è incerta, e non sapendo cosa fare ci incamminiamo verso Cortina.

Strada facendo si dà un'occhiata in giro, e si suppone che nella zona del Giau e del Falzarego il tempo sia migliorato, quindi ci avviamo verso il passo Giau.

E questa è la foto tra le più belle della vacanza.

Distagon 60

il solito dettaglio...che palle, vero?

Salendo si vedevano le mucche correre impazzite, e non capivamo perché.
Stupore è stato scoprire che correvano dal loro allevatore, che aveva portato del sale e lo stava distribuendo. Dovevate vedere come si spingevano per accaparrarselo!

Decidiamo poi di tornare indietro, sperando che il tempo resti bello per andare sulle cinque torri, ma nel giro di dieci minuti, mentre ci avviciniamo ad esse, vengono completamente avvolte da nubi scure.
Temendo che la stessa sorte possa capitare al Lagazuoi, dopo averlo fotografato poco prima del Falzarego, ci incamminiamo per prendere l'impressionante Funivia (i puntini neri sono i gracchi alpini in volo).

Distagon 40 - Lode eterna ad Ehrard Glatzel per averlo creato!




Arrivati sulla cima, scopriamo intanto che fa un freddo cane, e che le nuvole che avevano avvolto le cinque torri, si stanno avvicinando minacciosamente.

E' il momento di fare qualche scatto verso la Marmolada dove il tempo ancora regge:

Distagon 40



E poi giù per il pendio, per fotografare le Tofane.

Si piazza la fida svedese sul cavalletto con il pregevole F-Distagon 30




Ed ecco lo spettacolo maestoso che si para davanti ai nostri occhi.


F-Distagon 30


F-Distagon 30



Ho atteso quello spot di luce sulle tofane per 40 minuti, poi fattasi l'ora di pranzo ed infreddoliti quanto basta per piantarla, decidiamo di pranzare al rifugio lagazuoi, pieno zeppo di gente.
All'uscita un temporale violento ma annunciato ci accompagna gioiosamente sino alla funivia.
C'è poco altro da fare se non tornare al Baur.



Ottava giornata 21 agosto.


Anche questa giornata inizia con il maltempo, oramai il sospetto è che il tempo sia irrimediabilmente compromesso.
Il chiodo fisso è quello di tornare alle cinque torri, quindi si scende a Cortina, stavolta  per il passo tre croci, e dietro una curva, quasi arrivati, si scopre un ameno paesaggio.

Sonnar 150

Nuovamente verso il falzarego il tempo è pessimo così, non volendo tornare indietro o rifare il Valparola o San Casciano, scendiamo verso Arabba intenzionati a salire sul Piz Boé.

Arrivati ad Arabba notiamo l'imponente funivia di Porta Vescovo ed essendo per me quella zona del tutto inesplorata, decidiamo di prenderla, e salire alla ventura. Dove arriva, arriva, non importa.

Arrivati alla stazione Porta Vescovo la vista su Arabba è veramente impressionante per la vastità del paesaggio:

Distagon 40


Ma lo stupore è girarsi e scoprire alle spalle, senza saperlo, di trovarsi davanti il ghiacciaio perenne della Marmolada:

Distagon 40



Alcuni dettagli del ghiacciaio:


Sonnar 250


Sonnar 250




L'esperienza è stata veramente impressionante, ad occhio nudo i rifugi sulla Marmolada si vedevano a malapena, e l'anno prossimo intendo andarci.
Essendo molto lontani dal Baur scendiamo nuovamente ad Arabba, pranziamo e poi si torna indietro.


Nona giornata, 22 agosto.


E' la giornata delle tre cime di Lavaredo.

Negli anni precedenti avevo sempre desiderato vederle, ma per vari motivi non mi era mai stato possibile.
Vi sono tre rifugi lungo la strada delle Drei Zinnen: il rifugio Auronzo, che si trova dove arriva la strada a pagamento che occorre prendere poco prima di Misurina, poi vi è il rifugio Lavaredo, che si raggiunge a piedi dopo circa mezz'ora di cammino pianeggiante, ed infine il rifugio Locatelli, che si trova in quota ed occorre raggiungere tramite escursione (facile).
 
Anche in questa giornata il tempo è stato variabilissimo, inoltre non avevo la benché minima idea delle dimensioni delle tre cime in rapporto ai posti da dove avrei potuto fotografarle, quindi mi sono portato dietro l'intero corredo, ed è stata una fatica pazzesca, lo zaino pesava 25 chili e lungo la strada tra auronzo e locatelli non è stato possibile usare il trolley, me lo sono dovuto caricare in groppa.

Giunti al rifugio Lavaredo ero già stremato dalla fatica, cosa che mi ha precluso la strada per il Locatelli, così dopo una breve sosta per prendere un caffé, durante la quale siamo stati derisi in modo elegante da un'aitante guida alpina, ho raggiunto le colline antistanti le tre cime e piazzato il cavalletto.
Durante l'ora che ho dovuto attendere, le tre cime sono rimaste sempre avvolte da nubi ed inoltre ho capito che la vista fotografica più interessante è quella che si ha dal rifugio Locatelli, ho anche capito che le due focali da usare sono il distagon 40 ed il sonnar 250. L'anno prossimo viaggerò leggero, meglio attrezzato ed avrò sicuramente risultati migliori.

Questa è la vista su Auronzo dall'omonimo rifugio, è stata la prima immagine che si è presentata ai miei occhi, e già dopo solo 5 minuti quelle nuvole erano sparite, rendendo la foto assolutamente inesistente.

Planar 80

Mentre attendevo speranzoso che uscisse un raggio di sole, ho montato lo splendido sonnar 250 e fotografato qualche dettaglio delle tre cime.

Sonnar 250

Inquietante, vero?

Sonnar 250 - quel masso staccato sembra dover cadere da un momento all'altro!


Durante la lunga attesa il cielo si è squarciato improvvisamente alle mie spalle, illuminando le formazioni (delle quali non conosco il nome) che si trovano sulla destra delle tre cime (guardandole dal Lavaredo)

Distagon 40


Distagon 40 - purtroppo il paraluce è arrivato solo dopo le ferie!

Infine stanco ed infreddolito ho compreso che il tempo sarebbe rapidamente peggiorato, ho fatto comunque uno scatto pur sapendolo insufficiente, e mi sono ripromesso di fare meglio il prossimo anno!

Distagon 40


Al ritorno ci siamo fermati a pranzo sul lago di Antorno (detto dei Cirmoli), ed in quella occasione ho usato un rullo di pellicola Kodak EIR scaduto da troppi anni.
Di tutto il rullo l'unico scatto che abbia una parvenza di verosimiglianza con l'infrarosso a falsi colori è stato proprio questo, tutti gli altri sono scatti di colore viola più o meno saturi... e pensare che ho usato addirittura il magazzino 6x4.5 per avere 4 scatti in più...
Morale: le pellicole scadute vendetele ai lomografi, che si illuderanno di creare opere d'arte con scatti scialbi, sbiaditi, ed insignificanti.

Distagon 60

Arrivati al Baur dopo pranzo abbiamo incredibilmente trovato uno spiraglio di sole, così tiè, ho piazzato due scatti al lago e all'austero albergo. Anche in questo caso la mancanza di paraluce sul distagon 40 ha creato una bella successione di pentagoni colorati, che tutto sommato fanno effetto "foto NASA"....

Distagon 40

Distagon 40


Decima giornata, 23 agosto.


Gli ultimi giorni delle ferie hanno sempre l'amaro sapore del ritorno e quella domenica l'abbiamo trascorsa tra Sexten e la Val Fiscalina, per poi proseguire ad Innichen ed assistere allo splendido concerto della banda cittadina con un incredibile, quanto ben eseguito, repertorio Verdiano.
A Sexten sono rimasto colpito dalla chiesa e dal culto assiduamente osservato dagli abitanti, che indossano il vestito "buono" come si faceva un tempo anche da noi.

Distagon 60


Distagon 60

Dopo il lauto pranzo al Wiesthaler siamo rientrati al Baur per preparare i bagagli dato che l'indomani saremmo rientrati in quell'italia che non funziona più da tempo.

Quella sera, prima di cena, ero oltremodo inquieto, non avevo ancora fatto le foto per cui mi ero portato dietro la T64, e nelle sere precedenti avevo notato che l'ora migliore per fotografare il lago in notturna era proprio quella durante la quale veniva servita la cena.
Così ho avvisato il bravo Thomas che avremmo tardato, e sfidando l'imminente, oramai onnipresente piovasco, ho piazzato il cavalletto sul lago con il distagon 40 e l'ombrello sulla fotocamera. A metà del rullo ha iniziato a piovere, ma finalmente, dopo dieci giorni di tentativi la magica T64 ha dato sfoggio della sua stupenda atmosfera.

Distagon 40

Distagon 40


Ultimo giorno, 24 agosto


Per non rientrare brutalmente a casa abbiamo deciso di fermarci a Brixen durante il ritorno e, nonostante piovesse, abbiamo trovato una bella città ad aspettarci, ne è valsa sicuramente la pena.
Piacevolissimo il pranzo sotto gli ombrelloni con il temporale, durante il quale sentito un amico al telefono abbiamo deciso di andarlo a prendere a Trento e portarlo a casa a Rapallo, in modo da allietare il viaggio di ritorno con qualche simpatica facezia. La barzelletta sulle suore che ci ha raccontato mi ha fatto rischiare l'infarto mentre guidavo e quando ci ripenso non posso far altro che esplodere in una fragorosa risata, ma ahimé, non posso proprio raccontarla qui!

Grazie a tutti per l'attenzione, mi auguro solo di aver contribuito a destare la curiosità sulle Dolomiti, un patrimonio immenso che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita!




Dolomiti 2017




Quest'anno, memore delle immani fatiche patite un anno fa, ho compiuto una scelta drastica, e portato con me soltanto tre obiettivi: Planar 80, Distagon 40, Superachromat 250.
Il planar, portato insieme ad un flash per fotografare gli interni delle chiese, che avevo preventivato di visitare nei numerosi giorni di pioggia ipotizzati, in realtà è rimasto sempre in albergo, perché su 10 giorni di permanenza in Sudtirol, ben nove sono stati giorni splendidi, con sole e senza nuvole pesanti, e l'unico giorno di pioggia è stato dedicato allo shopping cittadino, senza fotografie.
Inoltre ho portato due magazzini, uno caricato con diapositiva (Provia 100), l'altro con negativa colore (Portra 160), quindi ho fatto tutti gli scatti doppi, in modo da garantirmi la stampa di quelli più belli. Non potevo immaginare che avrei visto delle giornate bellissime, che in tanti anni di frequentazione delle dolomiti nel mese di agosto non avevo mai visto.
Durante la permanenza ho percorso 860 chilometri in auto e più di 200 in treno, senza contare i 1100 per il viaggio di andata e ritorno da Genova.
Lo scorso anno il mio cruccio era non aver potuto degnamente fotografare la Marmolada e le Cinque torri, sfizio che mi sono finalmente tolto, vedrete la Marmolada fotografata da tutti i punti ove sono riuscito a salire.

Stavolta non voglio tediarvi con il raccontino propedeutico, mi limito soltanto a mostrare gli scatti, rendendomi conto che non c'è uniformità nella resa dei colori da parte dello scanner: è triste vedere che fotografie scattate nello stesso momento e con le stesse condizioni di luce, vengano interpretate in modo tanto diverso, e sconsolatamente errato.

Ma di questi scatti farò delle stampe 30x40, perché la maggior parte delle foto sono state pensate rettangolari già in fase di ripresa. Mi consolo sapendo che chi potrà apprezzarle dal vivo avrà l'esatta cognizione di cosa sia una fotografia a colori ben ripresa e ben stampata. E naturalmente viva la modestia!

Prima serie: Averau, Nuvolau, Cinque torri, Marmolada, Tofana di Rozes, Lagazuoi, Gruppo tofane.

Distagon 40 - L'Averau ed il rifugio cinque torri visti dalla salita al Nuvolau.


Superachromat 250 - La Marmolada, vista dall'Averau.

Distagon 40 - Le cinque torri, la tofana di Rozes ed il rifugio Scoiattoli, visti dall'Averau.

Superachromat 250 - Il rifugio Lagazuoi visto dalle cinque torri.

Osservate i cavi!!!

Superachromat 250 - Il rifugio più antico delle dolomiti, il Nuvolau, visto dalle cinque torri.


Distagon 40 - Le cinque torri viste dal rifugio Scoiattoli.
E gli scalatori sulla sommità???
 
Distagon 40 - La Marmolada vista dal Falzarego.

Superachromat 250 - La Marmolada vista dal Falzarego.

Distagon 40 - Il gruppo delle Tofane, visto dal Falzarego.
Eccomi davanti alle tofane in attesa della luce giusta...




Seconda serie: le tre cime di Lavaredo (Drei Zinnen)


Distagon 40 - Alba sul lago d'Antorno

Distagon 40 - La possente parete ovest vista da Lavaredo (foto pensata per essere stampata rettangolare)

Superachromat 250 - Dettaglio della cima piccola

senza parole...

Distagon 40 - Le pareti ovest e nord viste dalla sella Lavaredo. Al mattino la parete nord è al buio

Incredibile vedere lo scalatore sulla parete nord





... continua...





4 commenti:

  1. Ciao Sandro,
    conosco alcuni di quei posti per averli frequentati sino a pochi anni fa d'inverno con la neve. Anche io soffro di vertigini per cui capisco il tuo terrore a scendere in seggiovia, io questa esperienza me la sono risparmiata perchè tornavo sciando.
    Non esprimo nessun commento alle foto, parlano da sole.

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  2. Ottimo lavoro Sandro, al tuo solito.
    Toglimi una curiosità, ma tu scegliere un altro periodo per visitrale no? Cerchi rogne? :)
    Il tempo tutto sommato par esser stato clemente, considerato il periodo..(ma se potessi ripetere l'avventura verso fine giugno è un'altra cosa)
    Impressionante notare il ritiro del ghiacciaio della Marmolada, dieci anni fa l'impatto visivo dal tuo punto di ripresa era tutt'altro. Ma è ormai noto il destino dei nostri ghiacciai, ahimè.
    Complimenti e un abbraccio
    Simone

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  3. Complimenti per il reportage e per il sito, ho acquistato qualche libro di quelli da te consigliati,

    unica perplessità che mi sorge è

    "tra le quali l'onnipresente ginepro, che ad onta di quel che si potrebbe pensare non è un arbusto, ma un albero"

    a mio avviso assomiglia di più ad un sorbo, il ginepro è un aghifoglie
    .

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