Bisogna essere chimici, fisici, fotografi, e poi ancora conoscere l'arte della composizione, ed avere visto tante opere di tanti artisti. E sicuramente dimentico qualcosa.
Solo così si può dare un senso ad ogni stampa, adeguando il lavoro alle intenzioni del fotografo.
Oggi mi è capitata una stampa difficile, che ho deciso di pubblicare per mostrare cosa si può fare per trasformare una stampa sbagliata in una stampa valida.
In questo scatto, che ritrae un gondoliere all'ombra, vi sono diversi elementi che rendono difficile il lavoro.
Innanzitutto il negativo è stato sviluppato da un laboratorio commerciale, e questo è un male, perché nei laboratori commerciali si bada pochissimo alla qualità, e si tende a restituire dei negativi che sembrino accattivanti, ma che in realtà sono pessimi perché molto sovrasviluppati.
Se a questo aggiungiamo che la maggior parte dei fotografi sottoespone, otteniamo il quadro della situazione: stampe veramente molto difficili.
Esaminando i provini di stampa preliminari ho deciso di usare un contrasto piuttosto elevato per mettere in risalto la tipica maglia a righe dei gondolieri, ma questo fin da subito ha messo in luce che tutta la parte sovrasviluppata del negativo, ossia la zona a sinistra che ritrae uno dei ponti di Venezia, sarebbe sparita nel bianco puro ed accecante, cosa ovviamente inaccettabile, del resto abbassando il contrasto generale, la maglia del gondoliere sarebbe diventata scialba.
Foto di Pietro Tega |
Come si può vedere tutta la parte sinistra della stampa è priva di dettagli, e crea una zona così luminosa da rendere la visione antipatica.
Questo è il tipico caso in cui sfruttando le caratteristiche delle carte multigrado si possono far emergere dettagli dalle alte luci senza modificare le ombre, semplicemente cambiando il colore della luce dell'ingranditore.
Come tutti sanno la luce gialla genera immagini a basso contrasto e quella viola genera immagini ad alto contrasto.
Tuttavia sottoponendo la stampa a diverse esposizioni con contrasto differente, occorre anche mascherare le zone già esposte con tecniche varie, quindi bisogna fare una prima esposizione con un dato contrasto, mascherare le zone già esposte, cambiare il contrasto ed esporre le altre zone.
Poiché amo lavorare comodo, dispongo di una testa a colori specifica per il bianco e nero, che ha una ghiera di regolazione tarata in gradi e mezzi gradi di contrasto ilford, dallo 0 al 5, inoltre sono possibili anche regolazioni intermedie con continuità al di fuori degli scatti preimpostati.
All'interno della testa ruotando la ghiera i filtri giallo e magenta si muovono in modo contrapposto per garantire la rispondenza della taratura alle gradazioni Ilford.
Ciò rende l'operazione più agevole rispetto ad una testa a colore standard sulla quale occorre contemporaneamente aumentare il giallo ed abbassare il magenta per diminuire il contrasto e viceversa per aumentarlo; è una doppia manovra che pur non rendendo la vita infelice risulta antipatica se fatta spesso su quelle stampe che richiedono molti interventi.
Poiché i tempi di stampa con le diverse gradazioni sono tra loro diversi, e spesso le bruciature sui toni chiari si fanno previo provinatura scalare, dopo aver già esposto sui toni scuri, risulta molto pratico usare un timer che abbia la possibilità di contare avanti e indietro, che abbia due memorie, e che sopratutto abbia un segnale sonoro ogni secondo, in modo da regolarsi opportunamente.
Io uso un Gralab 625 nato per il mercato americano ma facilmente adattato per la nostra rete semplicemente cambiandogli il trasformatore saldato sulla scheda; sui tasti da usare al buio (impostazione ed azzeramento dei tempi) ho applicato del nastro adesivo fosforescente in vendita presso Ars Imago e tagliato con fustelle.
Inoltre è indispensabile il comando a pedale, con cui accendere e spegnere la lampada mentre con le mani si opera mascherando.
Tornando alla nostra stampa si nota che oltre alla zona a sinistra troppo chiara, vi sono anche altre due zone che lo sono, e precisamente dietro la testa e sotto il mento.
Per darle coerenza occorre quindi rinvigorire anche quelle zone.
Perciò la stampa finale si fa in questo modo:
- Esposizione della zona ad alto contrasto (la parte destra) con gradazione alta (17 secondi).
- Cambio a gradazione bassa, mascheratura della zona destra, ed esposizione della parte sinistra (25 secondi).
- Bruciatura localizzata a basso contrasto della zona dietro la testa e sotto il mento (15 secondi ognuna).
Per fare le bruciature localizzate si usano due cartoncini sagomati ad "L" tenuti ad una certa altezza sotto l'obiettivo, in modo da osservare l'immagine sul cartone (e schermare tutta la luce sulla stampa) ed aprendo il foro centrale opportunamente si va a dosare la luce nei punti richiesti. (Andrea Calabresi docet).
Ed il risultato finalmente è questo (nei limiti delle foto fatte con lo smartphone).
Foto di Pietro Tega |
Resta da alleggerire leggermente la pelle sotto la tesa del cappello, ma questa è un'altra storia, e si fa in un secondo tempo, col pennello ed il ferricianuro di potassio.
E pensare che c'è chi si ostina a parlare di bianco e nero digitale... poveretti!