domenica 3 marzo 2019

67 anni.

Nel 1952, esattamente 67 anni or sono, la Hasselblad mise in produzione il modello 1000F, una fotocamera reflex 6x6, con obiettivi, magazzino e pozzetto intercambiabili e con otturatore a tendine scorrevoli sul piano focale, avente il tempo più rapido pari ad 1/1000 di secondo garantito di fabbrica.




Essa sostituiva il modello precedente, la 1600F,  introdotto nel 1948 che aveva il tempo più rapido pari ad 1/1600 di secondo, ma che putroppo si rivelò poco accurata, creando non pochi problemi per le riparazioni in garanzia che si resero necessarie.

La 1000F fu dotata di un meccanismo ritardatore riprogettato, e di tendine in acciaio Sandvik (famosa fabbrica di utensili svedese) spesse soltanto 0,016 millimetri.

L'innesto degli obiettivi, a vite con solo un quarto di giro e sblocco a pulsante era totalmente diverso, ed incompatibile con quello del successivo modello introdotto nel 1957, la 500C, che diede inizio allo straordinario successo mondiale del marchio Hasselblad.

In questi cinque anni di esistenza tuttavia la 1000F si garantì la reputazione di macchina affidabile e versatile, anche se comunque di concezione superata per l'assenza del preselettore automatico del diaframma e con le limitazioni sull'impiego del flash dovuto alle tendine a scorrimento sul piano focale. Era comunque quella macchina modulare ed accessoriata il cui concetto rimase immutato per sempre.

Ho sempre avuto una grande ammirazione per questa fotocamera, ma non avevo mai avuto l'occasione di vederne una sino a poco tempo fa, quando un cliente me ne ha affidata una da riparare.
Non esistendo nessun tipo di documentazione di officina al riguardo, e presagendo la difficoltà nello smontare e comprendere il funzionamento di una macchina del genere, ho avvertito il cliente che i tempi sarebbero potuti essere più lunghi del necessario, perché avrei condotto il lavoro con calma per studiare a fondo il funzionamento dei vari meccanismi.

In effetti è stato impegnativo: la 1000F è una macchina concepita alla fine degli anni 40, quando il costo della manodopera era presumibilmente meno importante di quanto lo sia diventato in seguito.
Le macchine successive infatti furono progettate in modo estremamente razionale, in modo da minimizzare i tempi di smontaggio per garantire manutenzioni in tempi rapidi. Il telaio della 500C e di tutti i modelli successivi è infatti composto da pezzi avvitati e facilmente scomponibili, tutta la meccanica è esterna al telaio e facilmente ispezionabile; lo stesso smontaggio del telaio è cosa che raramente è richiesta nella manutenzione ordinaria.

La 1000F invece ha un telaio monoblocco pressofuso, dove tutti i meccanismi sono avvitati uno sopra l'altro per cui lo smontaggio per la manutenzione è molto oneroso. La complessità dei meccanismi è altresì notevole, su uno stesso asse vi sono 4 ingranaggi sovrapposti che ruotano in senso contrario l'uno all'altro e comandano l'avvolgimento delle fettucce delle tendine sui rulli. Il ritardatore dei tempi è un freno a palette che gira in aria libera. Le molle tensionatrici delle tendine sono accessibili solo smontando mezza macchina. Inoltre il rotore principale, che ricarica le tendine e abbassa lo specchio assolve anche la funzione di cambiare i tempi, con una costruzione affascinante e complicatissima. Ho impiegato diverse ore per capire come sincronizzare i tempi di scatto alla scala graduata della manopola in totale assenza di documentazione. Inoltre tutte le boccole dei perni delle tendine erano asciutte e zeppe di sudiciume incrostato, ho dovuto ripulire i fori di oliatura con una punta elicoidale da 0,3 millimetri su mandrino a mano sotto oculare 3x.

Ma alla fine ci sono riuscito, e dopo aver rimontato la macchina e controllato i tempi di scatto con il tester optoelettronico sono rimasto letteralmente sbalordito dalla incredibile accuratezza dei tempi di scatto dopo 65 anni dalla messa in produzione di questo esemplare, datato 1954.

A titolo di curiosità ecco i tempi rilevati:

1/1000 = 1/1096
1/500 = 1/506
1/250 = 1/218
1/100 = 1/111
1/50 = 1/48
1/25 = 1/27
1/10 = 1/7
1/5 = 1/5
1/2 = 1/2
1 = 1,08

Che dire, se non per l'ennesima volta inchinarsi di fronte a tanta capacità.

Di una fotocamera prodotta oggi, che mai sarà fra 65 anni?

Ed ora qualche immagine per illustrare questo capolavoro di ingegneria meccanica di precisione, doveroso omaggio alla memoria di  Victor Hasselblad.



Ecco due viste della scocca esterna il lega leggera: è molto simile a quelle realizzate successivamente sulla 500C, ma il pulsanti sono molto più accurati e le finiture più eleganti.





Ora invece qualche vista del telaio pressofuso che ospita specchio e meccanismi:

Qui la complessa meccanica sul fianco destro, con il rotore di caricamento e selezione dei tempi (le due ruote forate sovrapposte) ed il treno di ingranaggi che comanda l'avanzamento sul magazzino.

La vista frontale, sulla sinistra il rotore, in basso la meccanica delle tendine ed il ritardatore.

Qui si vede bene il gruppo di ruote che girano contrapposte e che carica le tendine (sulla sinistra), mentre in fondo sulla destra vediamo i tensionatori delle tendine e sul davanti tutto il gruppo ritardatore.

Questo è il fianco sinistro, dove si raccolgono le due tendine durante lo scaricamento, e dove si vede la forcella che regola il tempo di ritardo del flash per le lampade al magnesio.

Questa invece la faccia inferiore, dove si possono scorgere le ruote di caricamento dei rulli tendine, e tutte le boccole di supporto ai perni col foro per l'oliatura (che ho dovuto "stappare" dalla sporcizia accumulata in decenni). Tutta la parte relativa alle tendine (ruote di trasmissione ed alberi) è alloggiata in un inserto di acciaio per garantire la massima longevità che la lega leggera non potrebbe garantire.

Questo è il complesso rotore che assolve tre funzioni: carica le tendine, abbassa lo specchio e regola i tempi. A differenza delle infime copie russe dove se non si regolano i tempi ad otturatore carico si spacca tutto, qui i tempi possono essere regolati indifferentemente ad otturatore carico o scarico.

Il fianco destro con il rotore rimosso rivela ulteriori componenti: l'albero della prima tendina, l'ingranaggio di regolazione dei tempi sigillato con lacca verde, il pignone a due denti che comanda lo specchio, il sistema a compasso che aziona il segnale magazzino pronto. Si notano le fettucce delle tendine, perfettamente integre.


Infine alcune viste della macchina rimontata e pronta per la consegna.


















Infine un breve filmato, dove si può notare il movimento senza incertezze delle tendine in questa macchina, progettata la bellezza di 67 anni fa.