Prodotti chimici Bellini Foto

Con questa pagina intendo ringraziare la ditta Bellini Foto S.r.l., ed in particolare il Sig. Gianfranco Pompei, che dopo aver letto il mio blog mi ha contattato, e mi ha inviato una campionatura dei loro prodotti.

Pochi infatti conoscono questa ditta italiana che produce tutto quello che serve in camera oscura.

In particolare:

Kit E6 per lo sviluppo di diapositive colore.
Kit C41 per lo sviluppo di negativi colore.
Kit Dia BN per l'inversione di negativi bianco e nero (basato su Ilford PanF).
Kit RA4 per la stampa di carta colore da negativo.
Kit BN per lo sviluppo di negativi bianco e nero Hydrofen.
Kit BN per lo sviluppo della carta.


Una cosa molto importante dei kit colore è che la sbianca è separata dal fissaggio, e questo permette sicuramente una migliore qualità rispetto ai kit più conosciuti normalmente in commercio.

Inoltre i kit non sono diluiti con acqua, questo permette di prelevare la quantità necessaria per un singolo sviluppo in modo da preparare la dose occorrente di volta in volta. Le bottiglie sono scure invece che trasparenti e questo aiuta la conservazione.
Infine le istruzioni sono chiare, e in italiano, mentre spesso occorre litigare con istruzioni tradotte in modo incomprensibile.

Mi sto adoperando per diffondere la vendita di questi prodotti tramite noti negozi online che trattano materiale fotografico in modo da poter prossimamente trovare i prodotti Bellini regolarmente in vendita.

Nelle prossime settimane proverò l'abbondante materiale che mi è stato inviato e scriverò in questa pagina le mie impressioni, sia sulla praticità d'uso, sia sulla qualità.

Come molti di voi sanno, la mia parola non è mai stata in vendita, quindi da questa operazione non ricavo nulla, se non la soddisfazione di diffondere la voce sull'esistenza di una ditta italiana che produce, finalmente, materiali di qualità.



KIT TRATTAMENTO INVERSIONE BIANCO E NERO.


Questo trattamento consente l'inversione chimica dei comuni negativi bianco e nero per ottenere diapositive.

Ha un aspetto negativo e molti aspetti positivi.

L'aspetto negativo è che si tratta di sette bagni, intervallati ciascuno da un lavaggio (cinque lavaggi brevi e due lavaggi lunghi), per un totale di un'ora.
Rispetto quindi al trattamento da me studiato ed illustrato nella pagina del mio blog, è molto più lungo.

Gli aspetti positivi però compensano ampiamente la piccola seccatura di dover stare un'ora dietro al trattamento.

Anzitutto il risultato: assolutamente strabiliante.
Poi l'uniformità del trattamento: costante e ripetibile.
Infine l'elasticità del trattamento: per diverse pellicole non è necessario variare i tempi prescritti.
Da notare anche la durata dei bagni una volta preparati: più di dieci giorni in barattoli aperti all'aria. Notevole.

Capirete che rispetto al mio processo, dove per ogni pellicola occorre valutare tramite lunghe prove i tempi di tutte le fasi è una vera manna, c'è solo da attenersi alle istruzioni.
Volendo sperimentare altre pellicole la cosa notevole è che si può partire dai tempi indicati e con pochi aggiustamenti ottenere il risultato finale.

La confezione contiene sette bottiglie in plastica scura, con tappo di sicurezza ed etichettate chiaramente:


E precisamente:

- primo sviluppo
-sbianca
-chiarificatore
-inversione chimica
-secondo sviluppo
-fissaggio
-lavaggio finale

Oltre ad un foglio di istruzioni chiaro, con la tabella dei tempi e delle agitazioni.

Le cinque bottiglie da mezzo litro sono da diluire 1+1 con acqua, mentre la bottiglia del fissaggio è da diluire 1+4 e lo stabilizzatore 1+99.

Si ottiene quindi un litro di prodotto finale per ognuno dei sette bagni ma è possibile frazionare per ottenere quantitativi minori, con un solo limite: per le pellicole in formato 120 è necessario preparare almeno mezzo litro di ogni prodotto, altrimenti si corre il rischio di avere antipatiche chiazze sulla diapositiva.
Questo problema ha rallentato la pubblicazione dei risultati perché ha richiesto diverse prove per comprenderne la causa.

E' possibile utilizzare una sviluppatrice tipo Jobo per rendere il processo meno noioso, ma non è obbligatorio, l'importante è che l'agitazione prescritta sia scrupolosamente osservata. Nel caso della sviluppatrice io ho usato gli stessi tempi prescritti dalle istruzioni, senza variazioni di sorta.

La cosa veramente entusiasmante è che i chimici della Bellini hanno ideato un trattamento che permette di ottenere un tono neutro dalle diapositive senza dover usare viraggi al termine del trattamento. Non posso dire di più perché sono vincolato al rispetto del loro segreto industriale, ma si tratta di una caratteristica veramente importante, che personalmente mi ha impegnato in molti mesi di ricerche senza risultati apprezzabili se non dover ricorrere per forza ad un costoso viraggio all'oro.
Da notare che dopo aver terminato il primo kit fornitomi, non solo mi hanno dato le loro formule segrete, ma mi hanno anche inviato alcuni introvabili ingredienti.
Ringrazio quindi pubblicamente per la fiducia riposta nelle mie scarse capacità.

Come dicevo inizialmente la cosa veramente interessante è che questo trattamento permette di trattare con le stesse modalità le seguenti pellicole:

Ilford PanF 50 esposta a 25 asa.
Agfa Scala 200 esposta a 200 asa.
Ilford FP4+ 125 esposta a 125 asa.
Rollei Ortho 25 esposta a 25 asa.


Ho provato anche la Fuji Acros 100, ma con scarsi risultati. Essa infatti andrebbe esposta a 50 asa (o meno) il che rende perfettamente inutile l'acquisto di una pellicola da 100 Asa. Meglio usare quindi la FP4+

La sensibilità indicata è quella che meglio si adatta ad una resa ottimale; la PanF è stata sovraesposta per evitare diapositive troppo scure e contrastate data la natura di questa pellicola.

Bene, ora che ho descritto il materiale facciamo parlare qualche foto:si tratta di scatti effettuati con obiettivi hasselblad sonnar e distagon su formati 6x6 e 6x4.5 ed obiettivi Canon FD su piccolo formato.

Ho infatti una viscerale passione per le diapositive bianco e nero medioformato, perché una volta che le si proietta non si può restare che allibiti di fronte a tanta qualità. Il resto sparisce nel nulla.

Un'avvertenza preliminare: la scansione delle diapositive non è veritiera, il contrasto sembra maggiore ed il dettaglio minore. Inserisco queste scansioni solo a titolo di esempio, ma i trasparenti sono molto, molto migliori.
Ciò che ho apprezzato nella PanF è la notevole estensione tonale, con splendide sfumature di grigi, cosa che chi conosce questa pellicola, sa non essere facile da ottenere.



Pellicola Ilford PanF 50 formato 120 esposta a 25, misurazione luce incidente.

Distagon CF 50 FLE (filtro giallo chiaro)

 
Dettaglio del palazzo sulla strada
Sonnar C 150

Sonnar C 150

Sonnar C 150

Sonnar C 150

Sonnar C 150

Distagon CF 50 FLE

Distagon CF 50 FLE (filtro polarizzatore)

Dettaglio dell'albero in alto a destra


Pellicola Ilford FP4+ formato 135 esposta a 125 asa.


Questa pellicola si è rivelata una piacevolissima sorpresa. A suo tempo infatti l'avevo scartata per via del colore del supporto grigio chiaro e per via del fatto che non sono mai riuscito ad avere un contrasto accettabile.
Invece con il trattamento Bellini il risultato è soprendente, e lo è ancora di più se consideriamo che ho utilizzato bagni preparati una settimana prima.
Il trattamento è stato fatto usando i tempi indicati per i bagni usati per più di sette pellicole.


FD 300/4L



FD 300/4L

FD 100/2

FD 100/2

FD 100/2

FD 100/2

FD 100/2
Finalmente "qualcuno" è riuscito a farmi un ritratto come si deve.
A proposito, che ne dite dei bianchi rigorosamente perfetti???





Pellicola Agfa Scala formato 135 esposta a 200 asa.

La scala ha un tono più caldo rispetto alla FP4, tuttavia non è così caldo da risultare inaccettabile ed eventualmente si può considerare un bagno supplementare con un toner all'oro.
Anche in questo caso i bagni erano già utilizzati, l'ho sviluppata nella stessa tank della FP4.

FD 200/2.8 IF

FD 200/2.8 IF

FD 200/2.8 IF

Nonostante i forti contrasti di una giornata assolata resta la piena leggibilità delle ombre e dei bianchi. Lo scanner ovviamente ha peggiorato il contrasto, come al solito.

Per quanto riguarda la pellicola HP5+ dopo numerosi esperimenti abbiamo deciso di accantonarne l'uso. Il contrasto è troppo basso per la proiezione.
Resta valido il metodo da me indicato nell'articolo sull'inversione con il quale a scapito della praticità ho ottenuto risultati discreti.
In generale comunque le 400 asa sono pellicole poco indicate all'inversione.


Per concludere dico solo che ho ritrovato la gioia di poter godere la visione delle diapositive in bianco e nero, specialmente in formato 120, cosa tutt'altro che scontata e banale.



Un particolare, sentito ringraziamento al Sig. Gianfranco Pompei, persona squisita ed incredibilmente competente.


Nelle prossime settimane prenderò in esame anche gli altri assortimenti di prodotti; nel frattempo vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alla lettura di questa pagina.



Pellicola Ilford FP4+ formato 120 esposta a 125 asa.

Se sul formato piccolo mi ha stupito, questa pellicola in medioformato mi lasciato di stucco.

Per quanto mi riguarda è da considerare il riferimento per la gamma tonale, per le trasparenze, per la pulizia generale dell'immagine.

Qualche esempio.

Distagon C 60/3.5 (filtro giallo)

Distagon C 60/3.5 (filtro giallo)

Distagon C 60/3.5 (filtro polarizzatore)

Distagon C 60/3.5 (filtro giallo)




Pellicola Rollei Ortho 25 formato 120 esposta a 25 asa.

Per gli amanti delle pellicole ortocromatiche non potevo certo tralasciare una delle poche rimaste in commercio.
Si sviluppa esposta alla sensibilità nominale, con i tempi indicati, senza modifiche.
Alta risolvenza, ottimo contrasto. Un'altra ottima pellicola da invertire.

Distagon C 60/3.5

Sonnar C 150/4

S-Planar C 120/5.6

Osservate in quest'ultima come il soggetto, mirabilmente staccato da uno sfondo confuso, emerga plasticamente. Un sogno.






KIT TRATTAMENTO DIAPOSITIVA COLORE E6.

Anche in questo caso la confezione è ben fatta e contiene nove bottiglie:

- Primo sviluppo
- Inversione
- Secondo sviluppo (parte A e parte B)
- Condizionatore
- Sbianca
- Fissaggio
- Stabilizzatore (due flaconi)

E' richiesto un lavaggio tra primo sviluppo ed inversione e tre lavaggi consecutivi prima dello stabilizzatore.

Ho provato il trattamento sull'ultimo rullo di Provia 120 rimastomi, in una giornata che al mattino era nuvolosa, ed al pomeriggio assolata, quindi ho potuto verificare sia una condizione di basso contrasto che elevato.
Rispetto ai trattamenti in tre bagni della concorrenza ho potuto notare una maggiore pulizia sulle trasparenze, una migliorata gamma tonale ed un aspetto generale della diapositiva migliore.

Anche in questo caso il maggior tempo di trattamento è ripagato dai risultati, e come al solito lo scanner non dice il vero.


Sonnar C 150

Sonnar C 150

Sonnar C 150







A distanza di quasi due mesi dall'apertura della confezione E6, ho sviluppato un secondo rullo di provia 100 provando anche la resa con luce flash.
I risultati sono davvero entusiasmanti!

Distagon C 60 con flash Canon 533G

Distagon C 60

Distagon C 60

Distagon C 60

Distagon C 60

Distagon C 60





KIT TRATTAMENTO NEGATIVO COLORE C41.

La confezione contiene solo quattro bottiglie:

- Sviluppo
- Sbianca
- Fissaggio
- Stabilizzatore

Non sono richiesti lavaggi intermedi e l'intero trattamento è ultrarapido, richiede solo 8 minuti e mezzo.
Ma quello che lascia veramente stupefatti è la resa del colore. Ho adoperato una pellicola Kodak Portra 400 che uso ormai da anni ed è la mia preferita, della quale credevo di conoscere la resa cromatica, anche perché ho stampato diverse foto in RA4 scattate con essa, ma non la conoscevo affatto!!
Questo trattamento ha messo in evidenza una resa generale dei colori assolutamente stupenda e addirittura, usando un polarizzatore, la resa si avvicina a quella di una diapositiva. Da non credere.

Una piccola nota sul polarizzatore: i fotoamatori moderni che usano lo stucchevole digitale, sono oramai rassegnati al fatto che il polarizzatore non polarizza un fico secco. Questo è dovuto al fatto che i polarizzatori lineari progettati al tempo della pellicola interferiscono con il sistema autofocus, quindi i fabbricanti, oltre la lamina un quarto d'onda, hanno dovuto introdurre un rotatore di campo ed i polarizzatori sono diventati "circolari", "digitali" ed inefficaci. Provate uno splendido Heliopan (che per inciso assorbe solo UNO stop) su un sonnar hasselblad, e non crederete ai vostri occhi. Altro che photoshop.
Qualcuno poi mi spieghi per quale misterioso motivo nei paesaggi in digitale i particolari sono impastati e l'infinito non ha mai dettaglio fine. Nella foto qui sotto ho usato un obiettivo del 1971, su piccolo formato, e si riescono a distinguere gli alberi di profilo sui crinali dei monti, stagliati contro la prospettiva aerea retrostante. Ma c'è bisogno di dire altro??

Ecco qualche foto, sia in piccolo che in medioformato.

FD 35/2

FD 100/2 flash 011D

FD 100/2
S_Planar C 120

S-Planar C 120

S-Planar C 120

Sonnar C 150 + polarizzatore

Sonnar C 150 + polarizzatore

Sonnar C 150 + polarizzatore

E credo che le soprese non siano finite, intendo infatti provare la stampa RA4 Bellini, perché se questo è il loro biglietto da visita sul colore, ritengo di dovermi ancora stupire quando stamperò con i loro prodotti.



KIT RA4  PER LA STAMPA DEL COLORE
.

Questo assortimento permette di stampare negativi colore su carta RA4.

Rispetto ai prodotti della concorrenza è velocissimo:

- Sviluppo 45"
- Sbianca 45"
- Stabilizzatore 2'

Non sono richiesti né bagno di arresto, né bagno di fissaggio, né ulteriori lavaggi della stampa.
In meno di 4 minuti la stampa è pronta da asciugare.

Lo sviluppo è composto da due parti da miscelare prima dell'uso e da diluire con acqua, la sbianca è un componente unico da diluire con acqua così come lo stabilizzatore.

Il kit ha richiesto lunghe prove per essere adattato alla stampa in tamburo ma ora che il trattamento è stato perfezionato, posso dire senza tema di smentite che ha stracciato la concorrenza.

Il fattore critico nell'uso dei tamburi da stampa è che non si può adoperare una grande quantità di liquido come ad esempio nelle sviluppatrici a vasca tipo Durst Printo.
Il bicchiere antirovesciamento situato sotto il tappo del tamburo jobo ha una capacità variabile da 300 ml sino a 500 ml per i tamburi più grandi che permettono la stampa del 60x50.
Introducendo una quantità maggiore di liquido questo trabocca e cade nel tamburo prima che esso sia disposto orizzontalmente, e ciò provoca macchie da sovrasviluppo.
In realtà usando il lift è possibile usare quantitativi maggiori di prodotto, perché esso entra nel tamburo mentre sta già ruotando, ma non tutti hanno il lift, che peraltro è un accessorio costoso, quindi si è deciso di calibrare il kit su piccole quantità di prodotto.

Purtroppo una piccola quantità di reagente implica una prematura ossidazione.
Con i materiali della concorrenza non mi è mai riuscito di sviluppare più di 2 stampe 30x24 con mezzo litro di sviluppo compresi tre provini in striscia, pertanto non mi aspettavo un risultato molto migliore dalla Bellini.

E invece sono rimasto di sasso.

Premetto che la mia carta colore preferita è la Kodak Endura VC a finitura perlata. La fuji cristal è una carta lucida molto bella, ma ha una intonazione fredda che mal si sposa con la tonalità naturale richiesta dall'incarnato che ha invece la kodak. 

Grazie all'interessamento di Dario Struzzi della Western Photo, ho ricevuto in omaggio un pacco di carta Wephota, che ho provato con entusiasmo, ed i risultati sono stati decisamente ottimi: resa dell'incarnato al pari della Kodak, una superfice satinata bellissima, molto migliore di quella a pallini della concorrente americana.

Ma la parte del leone l'ha fatta la chimica Bellini.

Visto che dovevo provare carta e la chimica, ho usato soltanto fogli interi, e sono riuscito a stampare ben OTTO stampe perfette con solo mezzo litro di soluzione, ed una nona stampa che ha una leggera perdita di contrasto rispetto alle precedenti, segno di inizio di esaurimento.
L'intera sessione di stampa è durata meno di un'ora, compreso il lavaggio della attrezzatura. Notevole!

L'unica difficoltà che ho avuto con la wephota è stato individuare la superfice sensibile al tatto: le prime due stampe infatti, che dovevano essere i provini a scalare per determinare l'esposizione, sono state impressionate capovolte attraverso il dorso; essendo questa carta tagliata da rulli basta fare attenzione alla curvatura e collocare la parte convessa verso l'alto.

Il terzo provino mi ha permesso di individuare il tempo di stampa, i tre provini successivi sono serviti a calibrare le filtrature. Solitamente azzecco la filtratura con due provini, ma rispetto alla kodak sulla wephota occorre calcare la mano, la carta risponde più lentamente alle filtrature; il sesto provino, dove avevo corretto il giallo è risultato ancora giallo ed ho dovuto toglierne ancora. Naturalmente occorre compensare l'esposizione dopo ogni filtratura, cosa facilitata da una testa a colori con filtro di densità, diversamente occorre calcolare un tempo di stampa differente secondo le formule dei produttori delle teste a colori.
Inoltre è consigliabile esaminare i provini asciutti alla luce di una lampada a 5500 °K con l'assortimento di filtri kodak per la visione dei colori (l'occhio si adatta ai colori non è il massimo per giudicare dominanti).
La terzultima e la penultima stampa sono stampe finite, assolutamente identiche tra loro (anche questo con la concorrenza non mi riusciva mai, sempre lievi differenze tra le stampe di lavoro). L'ultima foto ha meno contrasto delle precedenti, comincia a mostrare i bordi velati di verde, ed è da scartare per esaurimento dei bagni.





Un sincero ringraziamento alla Bellini per aver messo a punto un prodotto così performante, ed un grazie di cuore anche alla Westernphoto per avermi dato in omaggio un pacco di carta che d'ora in poi soppianterà la carta kodak usata per anni.

Una nota finale: il trattamento bellini RA4 richiede di lavorare a 35 gradi.
Questa è una condizione tassativa per ottenere risultati di grande livello; dimenticatevi di questo procedimento se non intendete lavorare a 35 gradi e se non potete usare una Jobo o una Printo (o macchine similari).
Il colore richiede procedimenti con tolleranze strette e metodologia di lavoro professionale, altrimenti si getta via tempo e materiale.
Se utilizzate una Jobo con lift vi raccomando di raddoppiare il bagno stabilizzatore per evitare che l'inquinamento da parte della sbianca lasci una patina rossastra dopo l'asciugatura. Il secondo bagno stabilizzatore resterà limpido e lascerà la stampa perfettamente pulita e brillante.
Per chi usa il lift il kit bellini è una manna: non teme l'inquinamento della sbianca da parte dello sviluppo perché essa è fortemente tamponata. Ne è riprova la produzione di otto stampe con mezzo litro di soluzione.
I tempi di stampa brevissimi col lift si affrontano meglio, io ho deciso di iniziare lo svuotamento del tamburo (che dura 7 secondi) allo scadere dei 45 secondi e non prima, anche perché una pubblicazione kodak raccomanda almeno un minuto di sviluppo. In questo caso tra il tempo di svuotamento di 7 secondi ed il tempo necessario ad introdurre la sbianca arriviamo quasi ad un minuto. Poi naturalmente ognuno si regolerà da sé, va bene anche sollevare il lift prima dello scadere del tempo, basterà adeguare il tempo di stampa ai risultati ottenuti.

Chi non ha visto una stampa da negativo colore correttamente stampata, non ha la minima idea di cosa sia una foto a colori; oggi purtroppo tutti i laboratori lavorano con scansione del negativo e stampa digitale su carta chimica e questo ha contribuito a far perdere alla gente la percezione di cosa sia una vera foto a colori.
Non parlo poi delle sputainchiostro digitali per pietà di chi si illude che abbiano superato il metodo tradizionale.


Sviluppo per pellicola Bianco e nero Hydrofen (basato su idrochinone e fenidone).

Premesso che dare giudizi sensati sullo sviluppo in bianco e nero è piuttosto difficile per via delle molte variabili in gioco e per via della metodica corretta da applicare che spesso è ignorata dai più.

Ho deciso di provare questo sviluppo, che si diluisce 1+15, con una pellicola che non mi ha mai entusiasmato, ossia la Ilford FP4+. Ho provato a svilupparla in tanti modi diversi, ma non mi è mai piaciuta a fondo, al punto che avevo accantonato la bobina da 30 metri, sino a quando poi ho scoperto che il trattamento di inversione Bellini le ridonava dignità.
Ebbene lo stesso è avvenuto con il loro sviluppo bianco e nero.
Appena appesa la pellicola ho notato immediatamente una resa dei toni sul negativo che non avevo mai visto prima. Per ora ho giudicato l'aspetto del negativo e la scansione, ma nei prossimi giorni stamperò questi negativi ed integrerò le mie impressioni con quelle dei risultati di stampa.
Ecco qualche scansione, dove un obiettivo ad alta risolvenza (il Canon FD soft-focus 85/2.8) esprime il massimo del suo carattere: tridimensionalità e dettaglio uniti alla splendida resa tonale derivante dal trattamento di sviluppo.

Sono io col naso per aria, notate il perfetto stacco tra primo piano e sfondo.






Aggiungo un'altra foto, scattata con il celeberrimo FD 35/2 al torio:




Veramente impressionante la resa dei toni e la loro progressione, che unitamente alla nitidezza straordinaria di questo obiettivo crea una tridimensionalità dell'immagine che lascia a bocca aperta.

Ecco invece uno scatto realizzato con il rarissimo FD 200/1.8 sempre su  FP4:




Ecco invece qualche scatto su PanF con Planar Hasselblad C80.
Molti di voi sanno che la PanF è una pellicola difficile da trattare e non è infrequente ottenere contrasti molto elevati.
Il trattamento migliore con lo Studional Bellini lo si ottiene esponendo a 25 asa e sviluppando per 3 minuti a 20°C.

Ho volutamente incluso aree molto chiare e molto scure per valutare il contrasto finale, con un risultato che mi lascia veramente soddisfatto, raramente ho ottenuto risultati così belli con altri rivelatori.









Aggiornamento 20 gennaio 2015.

Ho testato a lungo questo sviluppo, che ora è divenuto il mio sviluppo standard, sostituendo D76, HC110, Microphen, Emofin.

Tuttavia la diluizione originariamente prevista (1+15) si è rivelata troppo energica, conviene lavorare a diluizioni maggiori.
A titolo di esempio uso 1+40 per la maggior parte delle pellicole da 100 a 400 asa, mentre per la PanF e la Acros 100 uso la diluizione 1+50.
In particolare con la PanF (pellicola notoriamente ostica) restituisce negativi spettacolari.
E' veramente un ottimo prodotto che permette anche la pratica del "tiraggio" (sottoesporre e sovrasviluppare) senza dover usare specifici prodotti come il microphen.
Il fatto di poter giocare sulle diluizioni per adeguare lo sviluppo alle varie situazioni è una marcia in più che non tutti gli sviluppi hanno, inoltre si conserva molto a lungo ed è economico.


Aggiornamento 20 ottobre 2015


Con molto ritardo ho finalmente provato lo sviluppo carta D100 basato su acido ascorbico.

Si tratta di un ottimo sviluppo a tono neutro, di lunga conservazione (avevo le bottiglie in casa da almeno otto mesi, forse anche oltre) e di facile preparazione. Si diluisce 1+9.

Avendo riallestito la mia camera oscura migliorandone la funzionalità proprio per la stampa, che sino ad ora mi era sempre risultata poco agevole, ho colto l'occasione per provare il D100 intensivamente.

Ho preparato un litro di soluzione di lavoro con il quale ho sviluppato dodici provini a contatto, tre provini a scalare, sei stampe di lavoro tutte in formato 24x30, per una superficie totale di circa un metro quadro e mezzo. Ho usato diversi tipi di carta, sia politenata, sia baritata, sia tono caldo, sia tono freddo, con ottimi risultati.

E' uno sviluppo molto rapido: il tempo di comparsa è di circa 8-9 secondi, il che suggerisce un tempo di sviluppo di circa un minuto e mezzo.
Alla fine della sessione di stampa il tempo di comparsa è rimasto invariato, segno che l'attività dello sviluppo è ancora vigorosa; Bellini infatti suggerisce una resa da 3 a 5mq/litro di soluzione di lavoro.

In conclusione si tratta di un prodotto ottimo, è anche senza odore ed è ecologico, il che non guasta affatto e lo raccomando al pari degli altri prodotti.


24 commenti:

  1. Ho una ventina di pellicole dia in frigo che aspettano di essere sviluppate "come dio comanda"... alcune manco mi ricordo più quando e dove le ho scattate :(°
    Se ne vuoi qualcuna per fare le tue prove... faccio volentieri la cavia :)

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    1. Davide ti ringrazio, ma le prove per avere valore sperimentale devono essere fatte in condizioni ripetibili, quindi materiale fresco ed esposizione ragionata. A presto.

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  2. notevoli risultati Sandro!
    io stò invece pensando a realizzare delle astrofotografie a medio campo con Hasselblad, cercando il giusto mix tra pellicola, tiraggio, esposizione, filtri e l'ormai onnipresente inquinamento luminoso

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  3. Ottima recensione, questi prodotti ne escono benissimo.
    E' una bella notizia.

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  4. Molto bella la resa dello studional Bellini Sandro, molto. Ma è già disponibile da Dario? Devo prendere anche l'Ra-4 e relativa carta, proverò la wephota e l'ra-4 bellini appena disponibile. Bellissimo il tuo ritratto, ciao!

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    1. Sulla disponibilità è maglio chiedere direttamente a Dario, io non mi occupo delle questioni commerciali.
      Grazie per i complimenti, ma io ci ho messo solo la panza ed il naso per aria, il resto è merito di un altro fotografo!

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    2. Bravo all'altro fotografo allora! mando mail a Dario, grazie

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  5. Ciao Sandro e grazie per l'enorme e lodevole lavoro svolto. Vorrei sapere se hai sviluppato la fp4 a 1+15 o 1+30 come suggerisce sovente Silverprint.

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    1. No, non l'ho fatto perché, come di sicuro saprai, le variabili in gioco sono tante. E' giusto che ognuno trovi il suo metodo, io qui mi limito a provare i materiali secondo le indicazioni di fabbrica.

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  6. Ciao Sandro, ti ho scritto poco fa sulla sezione "diapositive in bianco e nero" ma vedo che qui i commenti sono più recenti, e quindi ti riscrivo. In anni lontani ho tentato più volte di ottenere risultati soddisfacenti nel trattamento invertibile BN, (sono un fotoamatore di vecchia data) ma tutto è stato vano. Possiedo i chimici base per preparami in proprio i vari bagni, ma quello che vorrei sapere da te è se questi danno gli stessi risultai dei prodotti confezionati (Bellini), anche perché qui dici che con il tuo trattamento bisogna valutare con delle prove pellicola per pellicola....ma se non ho letto male le tue ricette e i relativi trattamenti li hai testati e si tratta solo di applicarli senza varianti in "corso d'opera".. Complimenti per il tuo ottimo lavoro, il tuo sito mi è stato segnalato da Dario (Westernphoto) oggi stesso. Grazie. Sergio

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  7. Segui le formule ed i procedimenti indicati ed otterrai i risultati che aspetti.
    Ma attento agli ingredienti, sul mercato trovi facilmente idrochinone, metolo e fenidone di origine cinese, che non hanno nulla in comune con quelli prodotti in europa. In questo caso la delusione potrebbe essere grande.

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    1. Ciao Sandro ti ringrazio della risposta. Per i chimici possiedo prodotti Ornano o Acef quindi spero che non ci sia nulla di "cinese" dentro. Mi riferisco sempre al tuo trattamento, io possiedo alcune Scala 24x36 originali conservate in freezer e che funzionano ancora benissimo e trattandole come negative ottengo dei risultati stupefacenti con il bagno di sviluppo Beutler che mi sono preparato in proprio, aggiustandolo alle giuste diluizioni. Se a qualcuno interessa lo posso postare. Vorrei chiederti: per l'esposizione alla luce della lampada a che distanza la devo tenere? Se non dovessi trovare la 250 Watt opalina ma una da 150 il tempo di esposizione andrebbe aumentato? Un'ultima cosa, vorrei provare la FP4, ma vedo che con il tuo trattamento questa pellicola non è testata. Secondo te devo partire con quale punto di riferimento rispetto ad un tipo di bagno o pellicola? Ti ringrazio. Sergio

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  8. Ciao Sandro, sono il tuo omonimo di Roma.
    Finalmente mi sono deciso ed ho contattato la Bellini e sono riuscito ad ottenere il kit d'inversione per il bianco e nero.
    Ancora non l'ho usato e non vedo l'ora.
    Hai qualche dritta da darmi?
    Mi interessava usarlo con pellicole che non sono citate nelle istruzioni, per esempio con le vecchie eFKe, le kb25, 50 e 100. Oppure con le Apx100.

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    1. Ciao Alessandro, purtroppo non posso darti indicazioni sensate. Se fossi al posto tuo sacrificherei un rullo per tipo per fare qualche prova, partendo da tempi per pellicole di simile sensibilità. Aggiornami sui risultati, so che sei affidabile ed i tuoi risultati potranno essere utili ad altri.

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  9. Grazie, preziosissimi consigli. Cerco i prodotti Bellini qui a Bologna, chimici e risultati che mi hanno incuriosito. E grazie Sandro anche per le foto della mia amata Genova (dove ho studiato Architettura)...

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  10. Complimenti per la recensione! ... "Mi sto adoperando per diffondere la vendita di questi prodotti tramite noti negozi online che trattano materiale fotografico in modo da poter prossimamente trovare i prodotti Bellini regolarmente in vendita." a che punto sei? dove troviamo questi prodotti?

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    1. Sarebbe bene mandare una richiesta per email direttamente alla bellini, io con loro ho un rapporto privilegiato e non passo tramite i consueti canali di vendita.

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  11. Ciao Sandro, ti ringrazio di avere pubblicato queste informazioni che ho trovato utilissime. Vorrei chiederti qualcosa sull'hydrophen, che mi accingo a provare. Variando la diluizione, per esempio 1+40, come sei intervenuto sui tempi di sviluppo?
    Marco

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    1. Marco, non è possibile dare dati a caso, occorre fare delle prove ragionate.

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  12. Ho intenzione di provare il Kit inversione b/n Bellini, dopo aver abbandonato le dia b/n quando tolsero dalla produzione la Efke 50 che avevo utilizzato con il Kit Foma e non mi venne voglia di ricominciare prove su altre pellicole.
    Vorrei solo una precisazione sull'utilizzo della Jobo.
    Ho una Cpe senza lift.
    Sul foglio di istruzioni Bellini si dice: Agitazione continua i primi 15" poi 5" ogni 30", per ogni fase di sviluppo.
    Inserita la soluzione nella tank, quale velocità si attiva 1 o 2?
    Poi si rimuove la tank al termine dei secondi di agitazione (15 o 5), per porla in verticale, per poi reinserirla nella Jobo al temine dei 30 o la si lascia inserita orizzontale?
    Con il kit Foma attuavo una rotazione continua lenta, staccando la tank a metà tempo per ribaltamenti manuali al fine di evitare striature.
    Spero di essere stato chiaro, più difficile a scriverlo che altro.
    Ringrazio per l'attenzione e per il lavoro svolto.
    Stefano

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    Risposte
    1. Sulla jobo l'agitazione non può essere intermittente perché la tank non viene completamente riempita, altrimenti avresti macchie dovute al trattamento incompleto. L'uso della velocità 1 o 2 è ininfluente, tranne che per il secondo sviluppo dove è bene usare la velocità 1. Non è necessario ricalcolare i tempi per via della agitazione continua, tanto sono indicativi ed occorre calibrare il proprio metodo di lavoro.

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  13. Dove posso trovare le spirali Jobo trasparenti, per la seconda esposizione con le mie tank Jobo? Sembrano introvabili... Grazie

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