lunedì 27 ottobre 2014

Il capolavoro di Paul Rudolph

Sto parlando del Planar ovviamente, uno schema leggendario, progettato da Paul Rudolph addirittura nel 1896, un anno prima della nascita di mio nonno, e prematuro per quei tempi a causa del numero di superfici aria/vetro che abbassava troppo il contrasto a causa dei riflessi interni.
Bisognerà infatti attendere l'invenzione del Dott. Smakula, il trattamento antiriflesso, per far tornare in auge questo straordinario schema ottico, copiato poi in tutto il mondo e rielaborato in infinite versioni.
Il planar è alla base di quasi tutti i normali luminosi per piccolo e medio formato.

E proprio del contrasto volevo parlare.

Nei vari forum fotografici non si parla mai abbastanza dell'importanza del paraluce.
O meglio, se ne parla, ma è molto difficile rendersi conto della sua reale efficacia.
Ho tentato più volte di realizzare qualche video e qualche scatto di prova, ma ciò di cui parlo è il classico argomento che non può essere dimostrato su internet.
Basta osservare una scena in pieno sole sullo schermo di messa a fuoco ed alternativamente levare e mettere il paraluce cercando di cogliere le differenze: se c'è un oculare ingranditore è il caso di usarlo.
Se si ha l'accortezza di inquadrare piante esposte al sole, si potrà notare che togliendo il paraluce le foglie diventano più chiare mentre quando lo si monta scuriscono.
Questo è dovuto al fatto che le foglie riflettono luce in tutte le direzioni, come minuscoli specchi, e contribuiscono alla diffusione di raggi di luce "disordinati" che sono quelli che poi abbassano il contrasto finale della foto.
Il fatto è che è già difficile osservare questo fenomeno sullo schermo di messa a fuoco di una medioformato, figurarsi sul piccolo formato. E non parlo del digitale e del liveview, perché in quel caso impera il verbo: "si fa tutto dopo con photoshop". E' notorio infatti che i fotoamatori digitali siano tendenzialmente più ottusi ed incapaci di vedere le cose, perché disabituati ad osservare attentamente.

Insomma, usate il paraluce, anche se non fa figo, sarete premiati con un aumento del contrasto e della resa sui dettagli fini.

Osservate questa foto:



Nonostante la giornata di foschia il livello di dettaglio sul negativo è tale che ingrandendo la vespa posteggiata dietro la fila di panchine a sinistra, dopo la seconda gru...


Sul negativo la vespa, da scocca a scocca, è larga 0.9 mm...





Ah...l'obiettivo è del 1974:


piccolo, compatto (pesa mezzo chilo), elegantissimo. L'unico pezzetto di plastica al suo interno serve per isolare il contatto del flash.




Qualche altro esempio:



non pretendo di leggere l'etichetta, però...



E' inevitabile che piccole aree chiare esposte alla luce diretta del sole siano bruciate. Bisogna imparare ad accettare i limiti dei mezzi fotografici e non fare come quei babbei che per eliminare le aree sovraesposte sottoespongono selettivamente con fotoshop rendendo le foto incoerenti e ridicole. Chi non sa vedere le cose non si rende conto che gli altri potrebbero essere in grado di vederle, giudicando immediatamente il lavoro.


Giuseppe Morro, sindaco di Genova dal 1856 al 1860.





 Aggiornamento del 2 novembre, una giornata uggiosa, con una splendida luce.








2 commenti:

  1. Il paraluce fa parac**o! E poi protegge anche la lente esterna da graffi o schizzi.

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  2. Il Planar è davvero eccezionale, in ogni versione che mi sia capitato di utilizzare. Ciao Sandro!

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