venerdì 28 agosto 2015

L'ambiguità di Caravaggio.



Michelangelo Merisi fu un pittore italiano esponente della scuola barocca e tra i più noti al mondo.

Pochi sanno che egli fu precursore nell'uso di sistemi ottici e di camere oscure per dipingere i suoi soggetti, come potrete leggere in questa pagina.

Sicuramente ricorderete le splendide centomila lire, il cui incisore fu Trento Cionini, un vero maestro, il quale incise i calchi delle più belle e prestigiose banconote della Repubblica Italiana, prima che diventassimo servi della Germania e della Francia con l'avvento dell'euro, banconota insulsa e senza storia.

Da tempo desideravo fare macrofotografia di qualità ed il sistema FD non mi ha mai soddisfatto sino in fondo, c'era sempre il limite della diffrazione nella chiusura dei diaframmi che penalizzava la resa degli scatti, ed anche una qualità non all'altezza della fama.

Dopo essermi procurato, finalmente, uno Special Planar 135 ed il relativo soffietto, ho finalmente potuto soddisfare questo mio desiderio.

Ho allestito sommariamente un set per non improvvisare troppo l'illuminazione, che peraltro devo perfezionare ulteriormente, e tra i miei soggetti di prova ho voluto fotografare proprio una banconota da centomila lire rimasta dimenticata in casa e non più esigibile da uno stato che ha letteralmente rapinato i suoi cittadini, rei di aver dimenticato vecchie banconote in casa per troppo tempo.

Lo stupore nell'osservare il volto di Caravaggio inciso da Cionini è stato grande:




Se coprite l'occhio destro osserverete uno sguardo sardonico, se coprite invece l'occhio sinistro l'espressione rasenta la schizofrenia.

Il maestro della banconota è riuscito a ricostruire la controversa ed ambigua personalità del pittore.

Lo S-Planar 135 è un obiettivo che è privo di elicoide, può essere montato soltanto su soffietto, permette di raggiungere il rapporto di riproduzione 1:1 e raggiunge anche l'infinito col soffietto raccolto alla minima estensione. Montando poi i tubi di prolunga è possibile aumentare il rapporto di riproduzione ulteriormente, e su questo argomento vi sarà un approfondimento in seguito.

Ho effettuato tutti gli scatti con un rapporto di ingrandimento 1:1 o leggermente minore, a seconda del soggetto, ed usato il diaframma f/45, alla faccia della diffrazione.

Ecco qualche altro esempio.









Naturalmente può anche essere usato per ingrandimenti meno spinti:




Ed anche come moderato teleobiettivo:


anche se, ovviamente, quest'uso non ha molto senso, anche perché lo sfocato dello S-Planar 135 è piuttosto secco, in questo il fratellino minore S-Planar 120 è decisamente migliore.

La famiglia degli S-Planar è nota da decenni per l'incredibile qualità che permette di raggiungere ed è sicuramente una delle pietre miliari del sistema Hasselblad.


In questo schema si può notare lo S-Planar 135 montato su soffietto con doppio scatto e paraluce estensibile.
 

Questo invece è lo S-Planar 120, che avete potuto apprezzare già in passato sul post dell'alchechengi.

2 commenti:

  1. Ciao Sandro, buon anno!
    Mi rendo conto di essere ignorantello sulla diffrazione, pensavo si verificasse sempre su tutti gli obiettivi ogni qual volta venisse chiuso troppo il diaframma, non immaginavo che l'S-Planar 135 non ne risentisse.
    Per mia curiosità, sai come hanno fatto ad eliminare il fenomeno?

    Ne approfitto anche per chiederti consiglio: potresti indicarmi qualche libro che tratti le peculiarità degli obiettivi Hasselblad serie C? Vorrei provare ad acculturarmi :)
    Grazie per aver condiviso il post.

    Remo

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    Risposte
    1. L'unico testo (tra l'altro anche in italiano) che sarebbe bene avere è il manuale di H. Freytag edito da Fotografare. C'è molto, molto di più di quel che si potrebbe immaginare, è assolutamente prezioso. Mancano però nella trattazione capolavori come il Teletessar 350 ed il Sonnar Superachromat 250 messi in commercio successivamente.
      Sulle caratteristiche tecniche degli S-Planar e del perché patiscano poco la diffrazione non so molto, ma usarli è una libidine.

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